Goldman Sachs, Letta nell’«advisory board»

Goldman Sachs, Letta nell’«advisory board»

da Milano

L’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta è entrato a far parte dell’advisory board internazionale di Goldman Sachs. Il suo compito, si legge in una nota della società, è quello «di fornire una consulenza strategica sulle opportunità di business development, con un focus particolare sull’Italia». Il braccio destro di Silvio Berlusconi si aggiunge così alla numerosa serie di uomini pubblici scelti come consulenti dalla banca d’affari americana e riuniti in una sorta di parlamentino internazionale del gruppo. L’altro italiano dell’advisory board è l’ex commissario alla Concorrenza europea Mario Monti, oggi presidente della Bocconi. In passato dell’organismo ha fatto parte anche Romano Prodi.
Goldman Sachs è del resto la banca d’affari che con più continuità ha praticato la politica di quelle che in America vengono chiamate «sliding doors», le porte girevoli che portano dal mondo della politica a quello dell’economia, e viceversa. Per quanto riguarda gli Stati Uniti in Goldman Sachs hanno lavorato un segretario al Tesoro democratico Robert Rubin e uno repubblicano Henry Paulson, designato al suo attuale incarico da George Bush nel 2006. Venendo all’Italia in Goldman lavorava Massimo Tononi, 42 anni, attuale sottosegretario all’Economia, mentre il Governatore di Banca d’Italia Mario Draghi è stato vicepresidente della banca per l’area europea.
Settantadue anni, abruzzese di Avezzano, giornalista, per Letta sono state spesso utilizzate le espressioni «eminenza grigia», «dottor Sottile» del centrodestra, Richelieu, Mazzarino (anche il cardinale era nato in Abruzzo). Inossidabili i suoi rapporti con Berlusconi, prima in Fininvest e poi a Palazzo Chigi, come sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Mai però come parlamentare, visto che ha sempre rifiutato la candidatura.
Riservatezza e imperturbabile determinazione sono i tratti essenziali del suo personaggio.

Quelli che il Cavaliere ha mostrato di apprezzare sin dal 1987, quando lo chiamò al suo fianco in Fininvest. «Gianni Letta è un dono di Dio all’Italia», ha avuto modo di dire Berlusconi, che non ha mai nascosto una autentica ammirazione per il suo collaboratore.

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