La timosina alfa 1, con la sua azione stimolante sulle cellule del sistema immunitario può certamente aumentare il livello di risposta al vaccino per l'influenza A. Lo ha spiegato Allan Goldstein, direttore emerito del dipartimento di biologia molecolare della George Washington university, nel corso del secondo simposio sulle timosine, organizzato dalla George Washington university in collaborazione con l'università di Roma Tor Vergata, l'università di Catania e il Centro di ricerca e sviluppo della Sigma-Tau. Secondo Goldstein «la timosina alfa 1 può aumentare il grado di protezione nei confronti dell'infezione da virus influenzale H1N1, in modo particolare in soggetti a rischio che, per la presenza di patologie concomitanti, hanno un sistema immunitario non perfettamente efficiente e quindi oltre che rispondere meno al vaccino risultano più esposti al rischio di complicanze gravi». Lo dimostrano i risultati delle applicazioni cliniche nel trattamento dell'epatite B e C, del melanoma avanzato e dell'infezione da citomegalovirus nei pazienti trapiantati, presentati nell'ambito del simposio. In particolare, incoraggianti dati di sopravvivenza arrivano da uno studio europeo su circa 500 pazienti affetti da melanoma metastatico.
Le timosine sono sostanze biologicamente attive e fisiologicamente presenti nell'organismo umano, in grado di svolgere una funzione di regolazione di molti processi biologici essenziali per il buon funzionamento del sistema immunitario (timosina alfa 1) e dei processi di riparazione dei tessuti (timosina beta 4) danneggiati da eventi ischemici, come l'infarto del miocardio e le ulcere da insufficienza vascolare.
Presentati anche dati pre-clinici e clinici sulle possibili applicazioni terapeutiche in campo oftalmologico, angiologico e cardiologico.
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