Golpe sventato in Georgia E Tbilisi accusa la Russia

Torna a impennarsi la tensione tra Georgia e Russia, già protagoniste di un allarmante conflitto armato nell’agosto dell’anno scorso. Il governo di Tbilisi ha annunciato ieri - alla vigilia di esercitazioni della Nato in Georgia che dureranno un mese e che Mosca ha definito «una provocazione» - di aver sventato un tentativo di ammutinamento in una base militare. Questo sarebbe dovuto culminare in un colpo di Stato e nell’assassinio dello stesso presidente georgiano Mikhail Saakashvili. Il tutto, secondo le autorità del Paese caucasico, dietro diretta ispirazione del Cremlino, che ha negato sdegnatamente qualsiasi responsabilità.
La ribellione è scoppiata nella base di un battaglione corazzato di Mukhrovani, a 30 chilometri da Tbilisi, che ospita circa 500 militari. Il suo comandante Mamuka Gorgishvili aveva fatto circolare un comunicato contenente critiche verso il governo, impegnandosi però (secondo l’agenzia di stampa russa Interfax che ne ha dato notizia) a non fare uso della forza. Informato degli avvenimenti, Saakashvili li ha definiti «una grave minaccia» e nel giro di tre ore una trentina di carri armati e mezzi blindati sono penetrati a Mukhrovani: i rivoltosi si sono arresi senza violenze e sono stati arrestati insieme con 13 civili. Agli arresti anche cinque ufficiali che avevano tentato la fuga, mentre altri sei sono latitanti.
Secondo alcune fonti la ribellione avrebbe a che fare anche con il progetto governativo di usare le forze armate per far cessare i blocchi stradali organizzati dall’opposizione che paralizzano da settimane la capitale Tbilisi. Alcuni soldati avrebbero rifiutato di eseguire questi ordini e la situazione sarebbe diventata tesa a Mukhrovani e non solo.
Il governo georgiano ha puntato invece il dito oltrefrontiera. Il ministro della Difesa David Sikharulidze ha detto alla televisione che non si è trattato semplicemente di una ribellione, ma di «un tentativo di colpo di Stato militare», il cui obiettivo era la destabilizzazione del Paese in vista dell’accordo di partnership che sarà firmato oggi tra Tbilisi e l’Unione europea e delle esercitazioni militari della Nato in Georgia. Il premier Saakashvili ha accusato i cospiratori di essere legati alla Russia e ha chiesto al Cremlino di «astenersi dalle provocazioni». Successivamente, il ministero degli Interni georgiano ha precisato che sulla base dell’interrogatorio di uno degli ufficiali arrestati a Mukhrovani è emerso che i golpisti intendevano marciare su Tbilisi e assassinare Saakashvili.
La Russia ha reagito con parole dure alle accuse georgiane. «Stiamo cominciando ad abituarci alle folli e ridicole accuse da parte delle autorità politiche e militari della Georgia, che ogni volta che c’è una tempesta sostengono sia tutta responsabilità di Mosca», ha dichiarato a Interfax l’ambasciatore russo presso l’Alleanza Atlantica, Dmitri Rogozin. Le prime parole uscite dal Cremlino erano state ancor più pesanti: secondo fonti riprese da agenzie russe il presidente russo Medvedev avrebbe detto che Saakashvili dovrebbe «farsi curare».
Grande prudenza, invece, da parte americana.

Per il Pentagono l’ammutinamento nella base georgiana di Mukhrovani sarebbe «un episodio isolato», che dev’essere ancora valutato con attenzione ma che comunque «non cambia i nostri rapporti di lungo termine con la Georgia». Paese che ambisce a legami sempre più stretti con Washington e all’ingresso nella Nato (che ieri ha mantenuto un rigoroso silenzio). Esattamente quello che Mosca vorrebbe impedire.

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