Gong Li: grazie Zhang di avermi ripreso Meglio la Cina degli Usa

da Cannes

Zhang Yimou prepara a Pechino non un film, ma una realtà. Ha tempo fino all’ottavo giorno dell’ottavo mese dell’ottavo anno del millennio (8 è numero fortunato in Cina). Organizza infatti la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi. Così ieri - il 18! - a Cannes, a presentare il suo ultimo film, La Città Proibita (in uscita in Italia il 25), c’era solo la coprotagonista, accanto a Chow Yun-fat: Gong Li. Del resto La Città Proibita non è un film del Festival: il distributore italiano (01) ha solo colto l’occasione per presentarlo alla stampa italiana.
Signora Gong Li, cito dal manifesto italiano del film: «Cina, X secolo. Sfidando l'imperatore, una donna può cambiare il corso della storia». Quello cinese era uguale?
«No! In Cina non c’era questa frase sul manifesto: il mio personaggio non vuol “cambiare il corso della storia”. Simili affermazioni sarebbero state velleitarie anche per la moglie dell’imperatore».
Donna decisa: diventata da tempo amante del figliastro, vuol rovesciare il sovrano. Che, in cambio, l’avvelena lentamente.
«Lei è una donna oppressa e si ribella. Dal conflitto psicologico col marito, si passa a quello politico con l’imperatore».
Lei è la cinese più celebre, ma veste italiano e lavora (anche) in inglese...
«L’Italia ha un forte legame con la Cina, che ne adora gli stilisti. Per esempio io porto abiti di Cavalli e il maggiore riconoscimento che ho avuto è stata la coppa Volpi per La storia di Qiu Ju, che vinse il Leone d’oro».
Con La Città Proibita la coppia fra Zhang Yimou e lei s’è ricomposta...
«... Dopo dieci anni. Mi sarebbe dispiaciuto non fare più nulla insieme. L’ho trovato più calmo, dialogante, capace di dare serenità agli attori».
Zhang Yimou aveva appena diretto La locanda della felicità, (Festival di Berlino) e Mille miglia lontano (Festa di Roma): sono ambientati nel presente, ma c’è chi gli rimprovera di evocare solo il passato.
«Una buona sceneggiatura a sfondo storico - magari tratta da un romanzo recente, come nel caso della Città Proibita, si trova più facilmente che una a sfondo contemporaneo. E il mercato internazionale accetta più facilmente quei film».
Lei si divide fra Cina e Stati Uniti: prima della Città Proibita, ha girato Miami Vice di Michael Mann.
«È stato come scalare una montagna. Dopo aver lavorato con Mann, si sa che nella vita si può fare tutto!».
A proposito di vita: quella negli Stati Uniti quanto diverge da quella in Cina?
«Per un attore non c’è differenza, visto che deve solo obbedire. Fuori dal lavoro, la comunicazione è più diretta, meno cerimoniosa che in Cina. Questo metodo funziona meglio».
My Blueberry Nights di Wong Kar-wai ha aperto il Festival di Cannes...
«M’è piaciuto molto. È bella la storia e sono bravi gli attori, oltre che il regista».


Wong dice: «Un bacio è diverso in Cina e in Occidente».
«Nella società cinese dei nostri genitori, già tenersi per mano comprometteva. Ma oggi, come in Occidente, il bacio è prologo dell’amore, salvo che sia deludente».

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