Goodman, Young, Krupa: tributo ai miti

Due soffiavano nel loro strumento una visione particolare, diciamo pure unica, di jazz. L'altro dava libertà ai propri arti, scolpendo nuovi ritmi e scrivendoli sul grande libro del jazz. Benny Goodman, Lester Young e Gene Krupa, tre giganti della musica contemporanea mondiale festeggiano in questo scorcio di nuovo millennio il centenario della propria nascita, ed è facile, diciamo pure normale, che qui e là nel mondo si organizzino concerti e celebrazioni. In Italia, a Milano, la festa per ricordare lo straordinario terzetto (e pure quel magico 1909...) viene officiata sotto l'ombrello della terza edizione de «Il ritmo delle Città», manifestazione promossa dal Comune di Milano, distribuita in ben diciotto appuntamenti che variano dal jazz ad altri generi musicali, in cartellone fino al 30 luglio. «Tre centenari in jazz» - questo il titolo del concerto di questa sera all'Orto Botanico di via Valvassori Peroni (ore 21.30, ingresso 10-5 euro più prevendita, info 331.6085877) - avrà come protagonista la Swing Band dei Civici Corsi di Jazz, con la quale dialogheranno sul filo delle note eccellenti solisti come il clarinettista Paolo Tomelleri (per l'omaggio a Goodman), il batterista Paolo Pellegatti (omaggio a Krupa) e il sassofonista Grabriele Comeglio (omaggio a Young). Ovviamente, i tre musicisti italiani intendono proporre una rivisitazione personale di alcuni grandi classici del repertorio dei leggendari colleghi americani. Per gli appassionati di batteria, la parte di concerto dedicata a Gene Krupa sarà di assoluto interesse: pochi batteristi, negli anni pionieristici, si guadagnarono uno spazio autonomo nell'universo jazz, come riuscì a fare questo americano figlio di genitori polacchi. Fu Krupa a dare dignità solista ai tamburi, inserendo gli assoli nel brani, e costruendoli come vere e proprie linee «melodiche», imprescindibili dal disegno generale del brano. Su Benny Goodman e Lester Young, le luci della notorietà sono state molto più nette: Goodman, di Chicago come Krupa, rese la formula delle «big band» un'istituzione, una sorta di marchio di fabbrica, generando una dietro l’altra tutta una catena di emuli, fino ad oggi, con anche ottimi risultati. Ma diede nobiltà al genere swing, e non a caso è ricordato come il «Re» dello swing. Lester Young (alias «the Pres», il Presidente: fu Billie Holiday ad affibbiargli il nomignolo) fu personaggio eccentrico nel carattere così come nelle sonorità coraggiose che faceva sprigionare dal suo sax, e che avrebbero dato linfa al genere «bebop» (a proposito, vogliamo parlare di Dave Brubeck e Paul Desmond?). Il grande jazz continuerà nella cornice de «I Ritmi delle Città», con «One Night in Latin-jazz«» lunedì 27 (ore 21.

30), appuntamento con Fabio Jegher Latin Jazz Groove, al Giardino di Villa Scheibler in via Lessona, e con due serate - il 28 e 29 luglio - della rassegna «Tales in Jazz», sempre a Villa Scheibler, rispettivamente con il quintetto di Luca Missiti e con i Traps.

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