«Governerò cinque anni Sulle riforme pronti a collaborare con tutti»

Il Cavaliere già al lavoro sulla politica estera. Giovedì in Sardegna è in programma un faccia con Putin. Il primo viaggio ufficiale sarà in Israele: «In Medio Oriente è l’unica democrazia»

da Roma

La soddisfazione, ammette in privato durante le tante telefonate che si rincorrono nella giornata, «è di quelle che si provano poche volte nella vita». Esattamente due anni fa, nelle ore che precedevano il voto che avrebbe poi certificato un sostanziale pareggio, erano in molti a dare Silvio Berlusconi per politicamente finito. Ventiquattro mesi e qualche giorno dopo, il Cavaliere torna a Palazzo Chigi con una maggioranza schiacciante. Un «vittoria di squadra», ripete al telefono con Gianfranco Fini e Umberto Bossi, anche se il futuro premier la sente soprattutto sua. Non solo perché le ultime due settimane non si è risparmiato comizi e interviste, al punto di dover ricorrere agli aerosol di cortisone per salvare la voce, ma pure perché alla fine il progetto del Pdl lanciato a San Babila e la scelta di correre in solitaria - senza Udc e Destra - ha pagato. Insomma, confida durante la cena ad Arcore con Fedele Confalonieri, Adriano Galliani, Niccolò Ghedini, Sandro Bondi e Bruno Ermolli, «questo è un momento storico». Un concetto ribadito a notte, quando a Villa San Martino arrivano Umberto Bossi e i colonnelli leghisti.
Ma alla soddisfazione non si unisce l’euforia perché, spiega più volte in privato il Cavaliere a metà pomeriggio, «ora dobbiamo rimboccarci le maniche» e «affrontare un periodo difficilissimo». Un concetto che ribadisce anche a Paolo Bonaiuti quando i due si sentono per concordare la dichiarazione da fare di lì a qualche ora a Porta a Porta. Tanto che il suo portavoce lo descrive «felice della vittoria» ma «sereno» e «tranquillo». E infatti - collegandosi a sera prima con la Rai, poi con Mediaset e Sky - Berlusconi non lascia spazio a trionfalismi se non per dire che «per il nostro Paese è un grande risultato». «Che avremmo vinto - aggiunge - l’ho sempre detto. Sono commosso per la prova di fiducia che mi è giunta da tanti cittadini che ringrazio con tutto il cuore». Poi, però, il leader del Pdl guarda al futuro. «Sento una grande responsabilità - dice - perché ci aspettano momenti difficili. Richiederanno una prova di governo di straordinaria forza e capacità riformatrice. Per questo opererò con tutto il mio impegno per i prossimi cinque anni».
Grande disponibilità, poi, verso l’opposizione. «Ho gradito molto la telefonata di Walter Veltroni», spiega, che «mi ha fatto gli auguri di buon lavoro». E ancora: «Confermo l’assoluta apertura affinché il dialogo ci sia e sia fruttuoso». Anche rispetto a Pier Ferdinando Casini perché «andremo d’accordo con tutti coloro che vorranno lavorare con noi per il bene del Paese». Insomma, «sulle riforme siamo pronti a lavorare insieme». Tanto da non essere contrario a «riesumare la commissione Bicamerale fatta nel ’94». «Non vedo alcun motivo - spiega - per non ripartire dai risultati a cui eravamo pervenuti con quel lavoro».
Ma Berlusconi guarda già ai prossimi giorni. «Avvieremo da subito - dice - la riforma della giustizia, l’applicazione della riforma della scuola e la modernizzazione della sanità». E «ci impegneremo subito per risolvere l’emergenza rifiuti e il problema Alitalia». «Provvederemo con urgenza - aggiunge - alla riapertura dei cantieri delle grandi opere e al piano casa, per dare una casa ai giovani che ancora non ce l’hanno a partire dalle città capoluogo. Da subito metteremo mano al lungo e duro lavoro necessario per la digitalizzazione e la riorganizzazione della pubblica amministrazione e per la riduzione dell’evasione fiscale. Mai approverò un solo provvedimento che aumenti l’imposizione fiscale e indurisca la libertà dei cittadini».
Insomma, un Berlusconi che non si fa prendere dall’entusiasmo. E che preferisce guardare già ai prossimi appuntamenti con prudenza e responsabilità. D’altra parte, confida in più d’una telefonata privata, «ora ricadrà su di noi il difficile compito di fermare il declino».
Il Cavaliere, però, guarda anche alla politica estera che nei suoi cinque anni a Palazzo Chigi è stata uno dei suoi principali impegni. Il suo primo viaggio ufficiale da presidente del Consiglio sarà in Israele per i festeggiamenti dei 60 anni dello Stato. «Olmert - spiega - mi ha invitato e sarò lietissimo di essere presente per dare supporto all’unica democrazia presente in Medio Oriente». Ma già giovedì dovrebbe avere un faccia a faccia con Vladimir Putin in Sardegna. Da ieri, infatti, l’ambasciata russa sta organizzando nel dettaglio lo scalo del leader del Cremlino a Portorotondo per un incontro privato a Villa Certosa.

Nulla di ufficiale, fanno sapere fonti diplomatiche, perché giovedì il Cavaliere non sarà ancora in carica. Me che tornando dalla Libia Putin voglia fare una deviazione sulla Sardegna per congratularsi con il Cavaliere è un segnale che non passerà inosservato.

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