Governo in affanno, Napolitano è costretto a firmare in ritardo

La Finanziaria vistata ieri dal Colle e non il 30 settembre come impone la legge

Fabrizio Ravoni

da Roma

Il governo sfora, per la prima volta nella storia della Repubblica, i tempi della Finanziaria, infrange la legge sulla contabilità nazionale e anche il bon ton istituzionale. Il Quirinale prima fa sapere che Giorgio Napolitano ha firmato la manovra sabato sera, 30 settembre, e l’ha inviata in Parlamento. Cioè, prova ad accreditare le tesi di Palazzo Chigi. Poi, in serata svela: il testo della Finanziaria è stato trasmesso questa mattina (ieri, ndr) alla presidenza della Repubblica, e il capo dello Stato l’ha firmato nel pomeriggio. Con un particolare. Ieri era il 1° ottobre. E la legge dice che dev’essere inviata entro il 30 settembre. Insomma, prima ha provato a dire che il governo ha rispettato i tempi di trasmissione della manovra in Parlamento. Poi, quando ha capito che i ritardi del governo erano di pubblico dominio, ha detto ciò che è realmente avvenuto. Vale a dire, ha ricevuto ieri mattina il corpus completo della legge finanziaria (in precedenza aveva ricevuto la versione entrata al Consiglio dei ministri, non quella realmente approvata), alla quale, però, mancava il dato del saldo netto da finanziare (contenuto nel primo articolo della manovra). In serata l’ha ottenuto; e ha chiesto di ricevere questa mattina le relazioni tecniche.
Alla base del cambio di strategia del Quirinale, le dichiarazioni di Maurizio sacconi. Il senatore di Forza Italia dubitava che la presidenza della Repubblica avesse ricevuto sabato sera la legge finanziaria. E osservava: «Sarebbe grave se circolassero - spiegava Sacconi - copertine vuote o riempite di brogliacci che vanno e vengono». Il sospetto di Sacconi nasceva dalla conoscenza che ieri pomeriggio la versione definitiva non era ancora pronta.
Ieri, primo ottobre, infatti, le luci del ministero dell’Economia sono rimaste accese fino a sera per mettere a punto un testo da inviare alle Camere e definire il dato del saldo netto da finanziare.
Se all’Economia sono «andati lunghi» nella messa a punto tecnica della manovra è per colpa della cinquantina di articoli che si sono aggiunti alla Finanziaria dopo il consiglio dei ministri di venerdì. Oggi la manovra ammonta a 223 articoli, contro i 170 articoli con cui era entrata a Palazzo Chigi. Una scelta maturata anche per rispondere all’«elenco della spesa» presentato dai ministri, e contenuta nelle tabelle qui a fianco. Le difficoltà sono venute dalle soluzioni sulle coperture finanziarie individuate per alcune misure, che hanno destato più di un sospetto negli uomini della Ragioneria. E la circostanza che il decreto legge fiscale sia arrivato alla Ragioneria solo ieri mattina. La «bollinatura» della manovra, comunque, ci sarebbe stata: altrimenti Napolitano non avrebbe firmato la Finanziaria.
Gli uomini della Ragioneria hanno mostrato più di una perplessità sulla soluzione adottata per il trasferimento all’Inps del Tfr. Al Fondo per il Tfr, 5 miliardi, sono legati investimenti per «opere di rilievo nazionale». La creazione di questo fondo, però, è subordinato a una clausola di approvazione da parte dell’Unione europea. Se Bruxelles non dovesse condividere la soluzione (che, nella manovra, viene conteggiata come 5 miliardi di tagli alla spesa), salterebbero i finanziamenti alle Fs e all’Anas. Una questione non secondaria, soprattutto da un punto di vista politico.
Un altro elemento che è stato oggetto di analisi da parte della Ragioneria è la norma contenuta nel decreto legge che istituisce lo spoil system per gli alti dirigenti della pubblica amministrazione. E l’istituzione di un Segretariato generale al ministero del Beni Culturali e in quello dell’Università e ricerca. Nel primo caso, le perplessità sono state determinate dalla circostanza che lo spoil system non agisce sui saldi contabili: quindi è una misura ordinamentale che non dovrebbe entrare nella finanziaria; e, tantomeno, in un decreto.

Nella precedente legislatura lo spoil system venne definito da una legge ad hoc, fuori dalla sessione di bilancio. L’altra misura, invece, agisce sui saldi di bilancio e non avrebbe avuto un’adeguata copertura finanziaria.

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