Roma - Governare appesi a un filo. Ormai è una consuetudine per il professore. C'è abituato. Dal 18 maggio 2006, giorno del giuramento al Quirinale, al 19 dicembre scorso, giorno dell'annuncio delle tre fiducie al Senato sulla finanziaria, il governo ha posto trenta volte la fiducia. Nonostante questo il premier ostenta sicurezza: "Ho la maggioranza, non sono preoccupato". Ma ce l'ha davvero, il governo, una maggioranza? Alla Camera sì, al Senato, come abbiamo avuto modo di appurare più di una volta, il governo non sta in piedi senza il sostegno decisivo dei senatori a vita. Il loro voto, regolamenti alla mano, vale come quello degli altri senatori, su questo non ci sono dubbi. Ma il problema politico resta. La maggioranza a palazzo Madama non ha i numeri.
Sì alla fiducia sul Welfare Così il governo ha incassato la fiducia del Senato sul ddl
welfare con 162 sì e un contrario. La Cdl, come aveva annunciato, non ha partecipato al voto. L’unico no al provvedimento è quindi
quello dell’ex Prc Franco Turigliatto.
A favore del governo hanno votato anche cinque senatori a vita: Cossiga, Montalcini, Scalfaro, Colombo
e Andreotti.
Il senatore della Lega Roberto Calderoli si è invece astenuto.
È la quarta fiducia incassata dal governo a palazzo Madama in due giorni.
Sì anche alla manovra Stamani è arrivato il terzo sì al maxiemendamento sulla manovra. Intanto però Napolitano fa sapere, all'opposizione, che vigilerà sul rispetto delle procedure parlamentari per quanto riguarda i rapporti tra maggioranza e opposizione. I rapporti sono tesi, questo è indubbio. L'opposizione ha protestato perché il testo del welfare è arriva blindato al Senato, senza che sia stato discusso in Commissione o in aula. Napolitano vigilerà. Ma intanto la fiducia è stata posta anche sul Welfare. In barba ai continui appelli per il rispetto delle prerogative parlamentari.
Chiti: inevitabile ricorso alla fiducia "La fiducia si pone in due circostanza: una quando è in atto l’ostruzionismo e nessuno ha detto che si è in presenza di questa situazione. Il secondo caso, ed è questo, è quando esistono differenze tra posizione governo e della sua maggioranza". Questa è la spiegazione tecnico politica di Chiti. "Quando il governo ritiene che il merito sia rilevante e importante per la sua vita - ha sottolineato - ha il dovere di porre la fiducia per valutare se dissensi verso parte provvedimento possano essere superati perché prevale la valutazione complessiva". Chiti ha poi ricordato che il governo si era "assunto un impegno con tutte le parti sociali" sul protocollo sul welfare e per questo non ha recepito nel maxiemendamento modifiche che erano state approvate in commissione ma che "potevano portare alla revoca dell’intesa da parte delle parti sociali" cosa che "il governo non può permettere". Da qui, ha aggiunto Chiti, la richiesta di fiducia affinché "si dica sì o no a un’intesa importante su cui il governo si è impegnato e vuole andare avanti".
Schifani: "Restiamo in aula ma non votiamo" Il centrodestra in Senato ha deciso "di stare in Aula ma di non
partecipare al voto" per dimostrare che non riconosce "la legittimità del voto di fiducia" chiesto dal governo sul welfare. Così ha fatto, come aveva annunciato il presidente dei senatori di Forza Italia Renato Schifani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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