Il governo arma le guardie negli stadi di calcio

Per il decreto non ancora approvato ogni 20 steward (disarmati) ci sarà un vigilante con pistola a coordinarli

Steward come angeli custodi, guardie giurate come sceriffi con la colt nel fodero. Il decreto del governo che, in otto articoli, stabilisce requisiti e mansioni degli steward e dei loro coordinatori all’interno dei nostri stadi, comincia il suo cammino verso l’approvazione con questa chicca pruriginosa: qui c’è qualcuno che può far fuoco. Vero, non fasullo. Il rischio, e forse l’augurio, è che parte del decreto venga stravolto strada facendo: non tutto può essere messo in atto in tempi brevi. Ma il cuore e la curiosità stanno nell’opera degli steward. In Inghilterra cominciò a parlarsene nel 1989, in Italia siamo ai primi passi.
L’identikit dello steward richiede una persona in «buona salute fisica e mentale», prestanza fisica, età tra i 30 e i 50 anni. Gli steward non saranno armati, nemmeno dei manganelli o di qualunque altro tipo di arma, perché giuridicamente le armi definite di «coazione fisica» possono essere usate solo dalla polizia. Ma i loro coordinatori certamente sì. E, infatti, ogni venti steward (in stadi con più di 7.500 posti) dovrà esserci una guardia giurata nei panni del coordinatore. Le guardie giurate avranno con sé la pistola che fa parte de loro corredo-arredo. Saranno i veri capi degli steward, ma non tanto per la pistola nel fodero quanto come figure di riferimento professionalmente superiori, con qualificazione giuridica diversa, nominate con decreto del prefetto, agenti nelle loro funzioni: più adatti a gestire situazioni difficili.
Oggi, negli stadi, entra armata solo la polizia eppoi quella ventina di guardie giurate che a Milano, Roma, Torino sono destinate alla sorveglianza delle porte carraie, al controllo delle zone in cui sono posteggiati i camion delle Tv, a difesa degli uffici amministrativi, scorte per gli incassi. In gergo il loro servizio è peculiare alla difesa dei beni.
Qui i beni da difendere saranno le tribune degli stadi. Prima dell’apertura, steward e coordinatori dovranno controllare gli spalti per verificarne la stabilità, rimuovere oggetti illeciti e pericolosi, garantire il libero accesso alle vie di fuga, accertare la perfetta funzionalità degli impianti antincendio e di quelli di video sorveglianza. Prima della partita dovranno presidiare i varchi, controllare biglietti e documenti, impedire l’accesso a chi non è in regola, a bandiere, striscioni illegali, materiali pericolosi o proibiti.
Durante la partita gli steward dovranno tenere occhi aperti perché i tifosi non scavalchino le recinzioni e non abbiano comportamenti illeciti, dovranno isolare i personaggi più violenti e segnalare alle forze di polizia quei minori (con più di 15 anni) trovati senza documenti. Ogni azione dovrà essere documentata su appositi moduli. Un lavoro lungo, e in certi momenti infernale. Di certo le guardie giurate dovranno aumentare di numero. Solo a Milano quelle impiegate fra notte e giorno di una qualsiasi domenica, sono circa duecento: il numero che servirebbe per diverse ore a San Siro. La coperta è corta, per addestrare una guardia giurata serve un mese, un mese e mezzo. Sarà pane, e guadagno, per le società che gestiscono e addestrano gli agenti (ecco pronto un altro business del calcio).
L’addestramento dei nuovi controllori andrà a carico delle società, che dovranno occuparsi anche dei «requisiti morali» dei dipendenti. Peccato che le società sportive non abbiano strumenti per verificare se esistono carichi pendenti.

Ma se uno dei vigilantes non dovesse possedere i requisiti richiesti dal testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (perché, magari, condannato a più di tre anni di detenzione) le società verranno multate con una pena che andrà da 20mila a 100mila euro. Qualcosa cambierà, ma nell’attesa Zamparini, presidente del Palermo, e Cento, sottosegretario all’Economia, hanno già lanciato l’allarme: «Guai ad armare gli steward». Giusto, ma chi li arma?

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