Politica

Il governo di Babele

Se il governo non avesse sede a Palazzo Chigi potrebbe collocarsi dentro la Torre di Babele. Ogni giorno ne dicono tante e tutte diverse l'una dall'altra. È veramente difficile raccapezzarcisi. Ieri si sono occupati di pensioni. Pino Sgobio, dei comunisti italiani, ha affermato che toccare le pensioni sarebbe tradire gli elettori dell'Unione. Lo sapevamo già, lo avevano già detto tutti i leader della sinistra radicale. Romano Prodi ha detto che la riforma si farà. Piero Fassino ha detto che digerisce questa Finanziaria solo perché ci sarà successivamente l'alcaselzer della «fase due» che è un po' come l'Araba Fenice, tutti ne parlano e nessuno cos'è ci dice. Rosy Bindi ha detto che la «fase due» la rispedisce al mittente che sarebbe Fassino. Guglielmo Epifani ha detto che gli sembrano troppe (a proposito delle pensioni) tre posizioni nel governo. La seconda ci è sfuggita ma se al lettore, a questo punto, non gli è ancora venuto il mal di testa si consideri fortunato. Ad occhio e croce nella torre di Babele, a confronto che nel governo Prodi, si capivano in un batter d'occhio. D'altra parte, e lo abbiamo già detto tante altre volte, ognuno di questi soggetti parla ai suoi. Non c'è un elettorato di centrosinistra. Ci sono tanti elettorati quanti sono i partiti che non sono d'accordo fra di loro su niente salvo che su un fatto: stando insieme, anche nel modo più sgangherato possibile, comunque riescono a portare a casa, ognuno per la sua parte, quello che interessa. E del resto chi se ne importa. Se badate bene, man mano che il governo va avanti i linguaggi tra le diverse componenti del governo stesso non vanno sempre di più uniformandosi, come ha sostenuto Fassino, ma vanno sempre di più differenziandosi, dividendosi fino ad essere schizofrenici gli uni nei confronti degli altri. Ognuno al governo ogni giorno cucina la propria focaccia da dare in bocca ai tanti cerberi che la aspettano. Il forno è lo stesso ma i cerberi hanno tutti gusti diversi che vanno tutti saziati e soddisfatti.
Romano Prodi è intervenuto a proposito della manifestazione contro Israele e contro gli Stati Uniti che c'è stata sabato a Roma. Una vera schifezza. Ha tirato le orecchie ad Oliviero Diliberto perché vi aveva partecipato ma non è diversa la situazione che, ogni giorno, abbiamo davanti agli occhi.
Detto tutto questo non ci si deve fare illusioni. Questi signori non vogliono andare a casa neanche con le cannonate. Anche perché dicono di volersi occupare delle pensioni degli italiani ma la prima pensione che interessa loro è quella propria e questa pensione, come abbiamo ricordato altre volte, maturerà dopo due anni sei mesi e un giorno che avranno poggiato le terga sulle sedie rispettivamente di Palazzo Chigi, della Camera, del Senato e degli innumerevoli ministeri. Prima è dura pensare che vadano a casa ma non c'è dubbio che tutto ciò che stanno facendo e dicendo è materiale ottimo per una opposizione che comunque deve provare a mandarli a casa prima, subito dopo per vincere le prossime elezioni.
Alla fine ciò che conta sono due cose: i loro sbagli e il crescente dissenso degli italiani nei loro confronti. Non sappiamo se Romano Prodi e compagni contino sul fatto che gli italiani abbiano un buon carattere e sono inclini a dimenticare le cose brutte, come questo governo, e pensare di più al futuro. Non pensiamo che sarà questo il caso a fine legislatura. Oltre alla memoria normale gli italiani hanno anche la cosiddetta memoria della tasca, essendo progressivamente prosciugata da Visco e compagni, aiuterà gli italiani a ricordare bene.

Intanto è di ieri la notizia che aumenteranno anche i biglietti dei treni.

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