Governo, Berlusconi ordina silenzio e toni bassi

Mercoledì parole istituzionali senza polemiche: nel discorso alla Camera il premier non citerà Fini. Torna un clima di collaborazione. E Alfano rilancia le riforme: "Cambiare la giustizia è una priorità"

Governo, Berlusconi ordina silenzio e toni bassi

Roma - È moderatamente otti­mista il premier perché, dopo il videomessaggio di Fini, è parso chiaro a tutti che il presi­dente della Camera è in una posizione di debolezza. In queste ore l’input che Berlu­sconi dà ai suoi è distensivo: toni bassi ed evitare polemi­che che alzino ulteriormente il livello dello scontro. I son­daggi parlano chiaro: la gente vuole che si torni a parlare di politica e soprattutto un go­verno forte che governi. Cer­to, le allusioni di Fini durante la sua videodifesa sono state valutate dal premier come squallidi colpi bassi ma, in questo momento, deve preva­lere la realpolitik. Tradotto: non rispondere. Esattamente come fece dopo Mirabello. Con una differenza: a Mirabel­lo Fini è parso forte, mentre l’altro ieri ha dimostrato a tut­ti i suoi limiti.

Così, in queste ore, Berlu­sconi torna a limare il discor­so che terrà alla Camera il gior­no del suo compleanno, mer­coledì prossimo. Un discorso estremamente moderato, di alto livello istituzionale e poli­tico, privo di accenni e accen­ti polemici nei confronti di chi sta mettendo a rischio la so­pravvivenza stessa del gover­no. Berlusconi ha confessato ai suoi tutta l’amarezza per es­sere arrivati a questo punto ma, confermando il suo pro­verbiale ottimismo, è altresì convinto che mercoledì pros­simo alla Camera il suo gover­no otterrà una maggioranza di ben oltre 316 deputati. Il Ca­valiere, inoltre, è persuaso che la truppa di Fini sia desti­nata a perdere qualche pezzo, visto che le divisioni all’inter­no dei futuristi sono ogni gior­no più evidenti. L’insofferen­za di molti finiani nei confron­ti di Bocchino e degli altri fal­chi è nota e potrebbe sfociare o in una spaccatura del grup­po al momento del voto o, ad­dirittura, in un dietrofront e quindi in un reingresso nel Pdl. Si mormora di 4 o 5 depu­tati pronti a fare le valigie e rientrare nei ranghi.

Ma la questione del pallotto­liere in seguito al discorso sui cinque punti programmatici è un problema relativo. An­che se Berlusconi è convinto di poter superare agevolmen­te lo scoglio di mercoledì, i grattacapi potrebbero arriva­re nelle settimane successive. Ci si potrà fidare dei finiani? Come esser certi che i futuristi non riprenderanno la strate­gia del logoramento, impanta­nando l’azione di governo co­s­ì come hanno fatto con il dise­gno di legge sulle intercetta­zioni? Si vedrà, anche se più volte il premier ha assicurato che «non mi farò più sfianca­re».

«Berlusconi non tirerà a campare- assicurava ieri il mi­nistro dell’Istruzione Maria­stella Gelmini - . Sui cinque punti penso che ci sarà una maggioranza ampia, altri­menti è meglio andare al vo­to ». Analogo il ragionamento del Guardasigilli Angelino Al­fano: «Noi siamo al governo per fare le riforme e non per galleggiare- ha detto alla festa del Pdl di Milano - . Se non si possono fare le riforme allora è meglio votare. Non stiamo al governo per chiacchierare e vedremo cosa vuole fare il gruppo di Futuro e Libertà: se vogliono fare le riforme o se in­vece vogliono solo logorare Berlusconi». Insomma, il vo­to anticipato resta all’orizzon­te e se si aprirà la crisi sarà evi­dente che la responsabilità ri­cadrà tutta sulle spalle del pre­sidente della Camera.

Se sarà ancora strategia del Vietnam si scoprirà presto. Certo i finiani continuano a es­sere determinanti in alcune commissioni, ossia nei parla­mentini dove passano tutti i provvedimenti prima di ap­prodare in Aula. L’ideale sa­rebbe la costituzione del co­siddetto gruppo di responsa­bilità che avrebbe come effet­to quello di neutralizzarli ma, è il ragionamento del pre­mier, «speriamo si possa colla­borare ». Se non con tutti i fi­niani, almeno con la maggio­ranza di essi, decisamente mo­de­rata e leale a governo e mag­gioranza.

Che in questo mo­mento tiri aria di ottimismo lo confermano le parole del ca­pogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto secondo cui «malgrado gli errori di Fini e ancor di più l’estremismo mediatico di alcuni suoi se­guaci, esistono le condizioni per una ripresa dell’iniziativa politica programmatica del centrodestra». Non a caso si sono rialzate in volo le colom­be di en­trambi gli schieramen­ti per discutere sulle prossime mosse, giustizia inclusa.

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