Roma - «Mi consideravano un buon comunicatore, ora sembra che sia diventato pessimo: ma il problema è che appena annuncio qualcosa si alzano in sette dalla mia maggioranza a smentirmi». Lo sfogo di Romano Prodi davanti ai capigruppo dell’Unione nelle commissioni Lavoro, riuniti per discutere della questione pensioni, ha dato agli astanti la misura dell’esasperazione che si respira a Palazzo Chigi.
Un’esasperazione che inquieta tutte le sponde della sua maggioranza, dove ci si interroga su cosa abbia intenzione di fare il premier. Se lo chiedono dentro Rifondazione, dove gli uomini di Giordano e Bertinotti raccontano: «Negli ultimi due giorni il governo ci ha sottoposto proposte ignobili sulle pensioni, spiegandoci che non ci avrebbe concesso nulla di più». E il dubbio che Prodi covi «un rancore verso Bertinotti che ha benedetto l’ipotesi di Veltroni leader», e la tentazione di «far saltare il tavolo» proprio sulle pensioni, anche per sbarrare la strada al sindaco di Roma, si è affacciato. Dall’altro capo della coalizione, in casa Pd, si affacciano dubbi speculari: e se il premier alla fine facesse una proposta che va incontro alle richieste di Rifondazione, sconfessando i «riformisti» e sfidandoli a mettere in crisi il governo da destra? In quel caso, spiegano dalle parti di Veltroni, per il Candidato sarebbero guai ancora peggiori, perché si troverebbe schiacciato sulle posizioni moderate e privato della sponda a sinistra, che farebbe muro attorno a Prodi. E la sua corsa alla leadership verrebbe interrotta prima ancora delle primarie di ottobre.
L’unica conclusione comune è che governo e maggioranza stanno «navigando a vista». Nessuno sa cosa possa accadere il giorno dopo, e alla fine il premier, per quanto indebolito e assediato, ha ancora armi da giocarsi.
Ogni giorno si apre una nuova falla. «Caro Romano, fare il senatore dell’Unione è il vero lavoro usurante», ha scherzato amaramente nella riunione di ieri mattina Tiziano Treu. Battuta quanto mai preveggente, visto che di lì a poche ore nell’aula di Palazzo Madama, c’è stato il tonfo dell’Unione sull’ordinamento giudiziario. Nel frattempo Rutelli ha lanciato il suo «manifesto» riformista pro-Veltroni. Che alle orecchie del premier e di Rifondazione è suonato come una provocazione aperta, visto che prefigura «un’alleanza di nuovo conio», non «imprigionata dal conservatorismo di sinistra e dalla paralisi decisionale». «Pessimo», insorge per il Prc Giordano, denunciando che «la partita interna al Pd sta destabilizzando la maggioranza e il governo, e ipoteca la trattativa sulle pensioni». Ma in realtà la speranza di Rifondazione è che l’offensiva da «destra» di Rutelli spinga il premier a «chiudere sul nostro terreno la trattativa sulle pensioni». Nella riunione con i capigruppo di maggioranza, Prodi ha sondato gli umori parlamentari sullo «scalone» e al termine del giro di interventi - tutti assai tesi e preoccupati - ha assicurato che farà presto una sua proposta. «Devi decidere subito, perché su questa storia ci stiamo logorando tutti, e si consuma quel poco di credibilità che è rimasta a questa maggioranza», lo ha incalzato Salvatore Buglio, della Rosa nel pugno.
«Se Prodi si decidesse a fare il leader del centrosinistra, invece di occuparsi di Veltroni, potrebbe ridare fiato al governo», lamentano da Rifondazione. Invece il premier ieri ha messo i piedi nel piatto del Pd, avvertendo che «sbaglia chi pensa che sia tutto già scritto». E assicurando che «c’è spazio per candidati e progetti».
Veltroni è avvertito: la sua corsa solitaria verso la leadership (alla quale lavora assiduamente, cercando di conquistare territori: e il suo intenso corteggiamento verso lo Sdi pare stia dando i suoi primi frutti) non sarà in discesa. I nomi di Letta e della Bindi restano in ballo, la pressione dei prodiani sul sindaco non si allenterà un attimo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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