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"Il governo cadrà a gennaio"

Il Cavaliere conta i giorni: "Non può durare un esecutivo che ha la fiducia di due italiani su dieci. Cadrà entro fine gennaio, ne sono convinti gli italiani". Poi spiega: "Possibile una crisi sulla Finanziaria, con il Pd ci sarà uno smottamento. Siamo in vantaggio di 14 punti"

"Il governo cadrà a gennaio"
Roma - Attendista e sornione. "Il governo cadrà, gli italiani ne sono convinti" attacca Silvio Berlusconi. Arriva persino a una previsione: "Entro gennaio". Buona novella dell'anno nuovo. Oppure cadrà prima, magari sulla Finanziaria? "Wait and see. Aspettiamo e vediamo". Che ci possa essere una crisi di governo entro gennaio "ne sono convinti gli italiani" dice Berlusconi, nel pomeriggio, uscendo da Palazzo Grazioli per andare a Milano alla Festa Tricolore. "Io - aggiuge il leader di Forza Italia - non credo che la maggioranza possa continuare a governare un paese in cui meno di due italiani su dieci mostrano apprezzamento per il governo".
"Il 14 ottobre data del cambiamento" Concetti che ripete alla cena di gala della festa di An, in piazza Affari. Secondo Berlusconi con la nascita del Partito democratico, infatti, nella maggioranza di governo si verificherà uno smottamento. "Soprattutto i moderati che stanno nella Margherita - ha detto Berlusconi - si sono accorti che la sinistra non può governare perché deve convivere con la sinistra radicale. Dopo il 14 ottobre molti senatori della Margherita potranno aderire ad altre formazioni ancora di centrosinistra ma potranno anche votare secondo coscienza. Assisteremo così ad una maggioranza che si frantuma e vedremo la caduta del governo". Tra gli applausi, Berlusconi ha quindi affermato: "Potremo andare dal capo dello Stato per chiedere che sia dato al popolo italiano una nuova maggioranza e un nuovo governo".
Prodi, crollo del consenso al 23% "L'ultimo sondaggio ci dice che il nostro vantaggio sulla sinistra è fra i 12 e i 14 punti percentuali". Berlusconi ha quindi affermato che "si è verificato un fatto mai accaduto prima e cioé l'enorme distacco tra il presidente del Consiglio e il capo dell'opposizione. Prodi ha un consenso pari al 23% mentre il capo dell'opposizione del 63%. Il governo ha una fiducia tra gli italiani del 19,5%".
"I centristi non ce la fanno più a stare nell'Unione" L'esecutivo può saltare su Finanziaria e Partito democratico, Clemente Mastella e Lamberto Dini, insomma «i centristi che non ce la fanno più a stare nel centrosinistra» possono far cadere Prodi. Il ragionamento di Silvio Berlusconi, alle luce dei continui strappi, delle polemiche, degli scontri, del peso della sinistra radicale nel governo, la dice lunga sulle difficoltà dell'esecutivo che naviga vista. Insomma, ha spiegato il Cavaliere ai parlamentari della Destra incontrati questo pomeriggio a Palazzo Grazioli che è sull’area di centro che la Cdl punta per vedere cadere presto Prodi. Elencando un buon numero di senatori "scontenti" e quindi pronti a non sostenere più l’esecutivo. E, ci ha tenuto a ribadire il Cavaliere, «non saranno operazioni di trasformismo o brutali cambi di casacca, ma solo la scelta di centristi che non ce la fanno più a stare con l’Unione». Berlusconi ha poi rivelato a Francesco Storace e ai suoi la convinzione che gli «eventi precipiteranno presto al Senato» e ha assicurato di essere impegnato a lavorare «a trecentosessanta gradi».
Effetto Finanziaria e Pd Due, secondo Berlusconi, gli elementi che potrebbero avere un effetto deflagrante per il governo: «La Finanziaria e il Pd». La manovra, che a dispetto delle rassicurazioni di Prodi e Padoa-Schioppa contiene una vera e propria «stangata per i cittadini» e il Partito democratico che, come già detto oggi nell’intervista alla "Stampa", «non è altro che un’operazione verticistica» che favorirà «gli ex comunisti, i democristiani di sinistra e lascerà scontenti i moderati della Margherita».
La "grande" Cdl Berlusconi lavora indefessamente ad allargare la Cdl, parla di un vantaggio per il centrodestra di oltre 15 punti percentuali, assicura a chiunque che anche votando con questa legge elettorale non ci sarebbero problemi ad avere la maggioranza, tanto al Senato come alla Camera. Senza sosta è poi il lavoro dell’ex premier per un riavvicinamento con Pier Ferdinando Casini e la ricostituzione della Cdl con dentro l’Udc. Ma quando scatterà "l’ora x"? Gli alleati del centrodestra se lo chiedono nutrendo ancora perplessità sulle promesse del Cavaliere. «Il governo è alla frutta e anche ieri si è salvato solo grazie ai senatori a vita», osserva il portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti. È vero anche però che la vicenda Visco dimostra che al Senato gli equilibri non sono cambiati, che il piatto di Prodi pesa di più sulla bilancia politica, sebbene di un solo voto. Per questo Lega ed Udc, pur auspicando una imminente caduta di Prodi, intanto predispongono un piano di riserva. Se la spallata non ci dovesse essere, se il governo non dovesse cadere entro l’anno e si votasse nel 2009, «non si può stare 18 mesi ad aspettare, meglio - spiega Roberto Maroni - andare avanti con le riforme». Lega e Udc lo hanno già fatto ieri e oggi in commissione Affari Costituzionali alla Camera, dove hanno votato sulle riforme insieme alla maggioranza, isolando Forza Italia. «L’intesa sulle riforme - spiega Maroni - è un buon viatico per la nuova legge elettorale». Per questo il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa approva e sostiene: «Dopo la caduta di Prodi il nostro "piano A" è andare avanti con le riforme, ma siamo pronti anche al ’piano B’, cioè le elezioni anticipate». Forza Italia ribatte: atteggiamento irrealistico, Prodi cadrà.
An: voto fra 5 mesi, no a governi di transizione Fini sta con Belusconi, anche lui si è davvero convinto che il governo non durerà, che si andrà al voto in 4-5 mesi senza più spazi per governi di transizione. E il 13 ottobre ha chiamato gli italiani in piazza contro il governo, tappezzando di manifesti la Capitale con foto giganti del premier con la valigia in mano e la scritta "Prodi a casa". Una parte del partito poi, chiede di abbandonare la linea di dialogo sulle riforme che An aveva sposato per prima, vuole evitare distinguo con Berlusconi e Forza Italia in questa fase. Ma in commissione Affari Costituzionali, dove Italo Bocchino è relatore del testo base sulle riforme, An non ha fatto oggi mancare il suo voto sulla riduzione del numero dei parlamentari, così come Lega e Udc. Fini, ovviamente, ne era informato. C’è allora chi oggi ricorda il pattO siglato un mese fa, il 4 settembre, a Gemonio in casa di Bossi, da Fini con Berlusconi. «O Prodi cade in pochi mesi o è meglio intanto dialogare e portarsi avanti con le riforme», avrebbe detto An. «Prodi cadrà», avrebbe replicato Berlusconi.

 

 

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