Il governo libico vuole rivedere parte del trattato con l’Italia

Tripoli Il governo libico «ha alcune riserve su dei punti inclusi nell’accordo che devono essere nuovamente discussi tra i due Paesi». È quanto ha affermato il vice ministro degli Esteri libico Mohamed Abdelaziz, riferendosi al trattato di amicizia tra Libia e Italia firmato nel 2008 dall’ex premier Silvio Berlusconi e Muammar Gheddafi. Mustafa Abdel Jalil, numero uno del governo provvisorio libico, sarà domani a Roma per incontrare il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il premier Mario Monti e discutere con loro, tra l’altro, la riattivazione del Trattato di amicizia italo-libico. Il premier Mario Monti potrebbe recarsi a sua volta a Tripoli il 15 gennaio, ma di questa visita non si hanno per ora conferme ufficiali.
Il trattato di amicizia italo-libico fu firmato nel 2008 a Bengasi da Silvio Berlusconi e Muammar Gheddafi ed è stato sospeso a seguito della guerra in Libia che ha avuto come effetto la caduta del regime del raìs e la sua stessa morte lo scorso 20 ottobre.
L’intenzione di Roma e del nuovo governo libico è ora quella di riattivare l’accordo che prevede tra l’altro una stretta cooperazione in campo economico-energetico, nel contrasto all’immigrazione clandestina e una serie di risarcimenti da parte italiana a titolo di riparazione per il passato coloniale.

Secondo il Trattato, l’Italia si impegna in particolare a finanziare la realizzazione di infrastrutture sul territorio libico per una spesa complessiva di 5 miliardi di dollari (circa 4 miliardi di euro) nell’arco di 20 anni. L’esecuzione delle opere dev’essere concordata da un comitato paritetico ed affidata a imprese italiane.

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