da Roma
A Finanziaria ancora «calda» (del resto, le legge di bilancio deve fare ancora un breve passaggio alla Camera), già si apre la battaglia sulla riforma delle pensioni. Il tavolo fra governo e parti sociali si aprirà in gennaio, fra poche settimane. Ma, con largo anticipo, sindacati e sinistra radicale avvertono il governo: di pensioni si parla soltanto come vogliamo noi.
La cosiddetta «fase due», quella delle riforme, parte dunque in salita. Piero Fassino timidamente propone una consultazione popolare sulle pensioni, ma le reazioni negative lo costringono a rimangiarsi subito lidea. LInps, attraverso il Sole 24 Ore, rende pubblico uno studio che suggerisce di aumentare a 62 anni letà pensionabile per le donne, e viene costretto a imbarazzate precisazioni. Ma le cifre sono comunque eloquenti: la rinuncia alla riforma Maroni (il cosiddetto «scalone») prevista dal programma dellUnione costa allInps 326 milioni nel 2008, 2 miliardi e 650 milioni nel 2009, 4 miliardi e 700 milioni nel 2010, 6 miliardi e 250 milioni nel 2011. Con quali misure alternative si può affrontare un simile buco annunciato?
Donne, pensione a 62 anni. Una prima proposta studiata dallInps - e perfettamente allineata allandamento demografico - è quella di aumentare gradualmente a 62 anni letà pensionabile per le donne: si passerebbe da 60 a 61 anni nel 2008, ed a 62 anni nel 2014. A partire da questultima data, il risparmio sarebbe pari a due miliardi lanno. Nel ventaglio degli interventi, anche disincentivi ai pensionamenti di anzianità, e la revisione dei coefficienti di trasformazione (con una riduzione delle prestazioni, a regime, di circa il 7%). Ma Luigi Angeletti, segretario della Uil, liquida laumento delletà pensionabile delle donne come «una proposta da sabato pomeriggio». Di pensioni dobbiamo parlare, aggiunge, «ma lo faremo come diciamo noi e non come dice lInps». LIstituto di previdenza «non può fare proposte nè fornire ricette», osserva gelido il segretario della Cgil Guglielmo Epifani. Insomma, lInps paghi le pensioni e taccia, ribattono i sindacati. Reazioni che costringono lInps a precisare che le proposte alternative allo scalone «non sono elaborazioni richieste dal governo, nè ipotesi di lavoro».
Referendum al mittente. Piero Fassino si conferma un fantastico gaffeur quando tocca materie economiche e sociali. Forse memore del successo del referendum craxiano sulla scala mobile, il segretario ds lancia lidea di consultare i cittadini sulla riforma delle pensioni. Le condizioni di oggi sono, ovviamente, molto diverse (tanto per incominciare, il sindacato non è spaccato come allora). «È unidea suicida, vogliono sfasciare il sistema», commenta Giulio Tremonti. Anche Fassino, così come lInps, si becca dunque la sua parte di fischi. «Faccia i referedum nel suo partito, ai lavoratori ci pensiamo noi», avverte il segretario della Cisl Raffaele Bonanni, secondo il quale sulle pensioni «si sta facendo tanto rumore per nulla». Alla Cisl, spiega ancora Bonanni, stanno a cuore alcune questioni come la rivalutazione delle pensioni, i lavori usuranti, la previdenza integrativa nel pubblico e nel privato. «Queste - conclude - sono le priorità. Proposte come laumento delletà pensionabile per le donne sono cose estemporanee».
Alla fine, Fassino deve precisare di non aver mai proposto alcun referendum sulle pensioni, ma di aver semplicemente indicato le pensioni come esempio «per consultazioni come metodo di partecipazione democratica». Sarà così. Certo è che ogni uscita «riformista» del segretario ds - vedi il botta e risposta con Prodi sulla fase due - riceve unaccoglienza davvero poco amichevole. Il segretario di Rifondazione comunista, Franco Giordano, ricorda che «la discussione coi sindacati deve essere preventiva», addirittura.
Il governo Prodi già in ostaggio per la riforma della pensioni
Fassino propone un referendum popolare sulla previdenza e la Cisl lo liquida così: «Lo faccia tra i Ds». LInps lancia un allarme che Cgil e Uil snobbano . E Prc: «La discussione con i sindacati deve essere preventiva»
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