Stefano Filippi
da Milano
«Vi do subito una buona notizia». Si vede che Silvio Berlusconi gongola quando entra nel salone gremito del Circolo della stampa. È contento di presentare il libro di Gabriele Albertini assieme a Cesare Romiti, grande sponsor dellex sindaco di Milano: «Ho rinunciato a una serie di impegni precedenti per venire a festeggiare il più bravo sindaco che abbiamo mai avuto». Ma soprattutto «appena prima di entrare qui», dice lui, «mi hanno consegnato lultimo sondaggio».
Lha elaborato Euromedia, «lunico istituto che non appartiene al cartello dei sondaggisti di sinistra». E la rilevazione dice che «Forza Italia è tornata al 29,4 per cento come nel 2001, che il centrodestra è al 54,4 e il centrosinistra al 45, che lapprezzamento nei miei confronti è del 53,4 mentre quello di Prodi è del 33,4. E il gradimento del governo, per la prima volta in Italia, è sceso sotto il 30 per cento: 28,7. Mai successo. Vuol dire che sette italiani su dieci sono seriamente preoccupati».
Il leader di Forza Italia ha abbandonato i toni accesi di Vicenza: non è un comizio, è tornato nella sua Milano, tra amici, è buio, fuori piove. Il libro-intervista di Albertini con il giornalista Carlo Maria Lomartire («La stanza del sindaco», Mondadori) è un bilancio di nove anni a Palazzo Marino. Soddisfazione e nostalgia si mescolano, si accavallano aneddoti e personaggi: uno su tutti, Indro Montanelli. «Hai governato molto bene i primi anni - dice Romiti allex primo cittadino ora parlamentare europeo - poi un po meno. Era morto Indro e ti era venuto a mancare un sostegno morale, anche se era rimasto quello politico di Berlusconi». Il Cavaliere lo interrompe: «Indro era diventato geloso... ».
Anche il presidente di Forza Italia si lascia andare alla malinconia: «Qualche sera fa sono andato in incognito a teatro allo spettacolo di Piero Mazzarella, lultimo grande attore dialettale - confida - che raccontava laffetto per la nostra città, dove anche i passeri nascono con la bronchite incorporata e non cinguettano ma tossiscono... ». E ricostruendo i rapporti con lex sindaco, Berlusconi riepiloga in qualche modo i propri capisaldi di imprenditore trasformatosi in politico. Categoria benedetta: «Per fortuna abbiamo potuto scegliere un altro sindaco-imprenditore, la signora Moratti».
«Come Albertini - spiega - non ho mai pensato soltanto agli interessi di chi mi aveva votato ma sono stato il presidente di tutti. Lui aveva un unico mandato: fare le cose giuste con le persone giuste. Ha sempre avuto libertà totale. Gabriele, ricordi che ti abbia mai raccomandato qualcuno?». No, risponde Albertini. «Mai fatto raccomandazioni né a lui né a nessuno - riprende il Cavaliere - Ecco cosè la politica per me: non quella dei politicanti il cui unico compito è fare dichiarazioni. Quando ero linquilino di Palazzo Chigi ogni sera facevo il bilancio della giornata e se avevo fatto solo dichiarazioni voleva dire che non avevo combinato nulla. In 5 anni a Pazzo Chigi ho sempre sofferto. Fare politica non dà soddisfazione tranne quella intima di aver fatto il proprio dovere».
«La moralità nuova portata da noi è fare risultati, mantenere gli impegni con gli elettori, al contrario dei politici di professione, come questa sinistra che dopo le elezioni ha dismesso il programma come carta straccia. Bisogna capire chi è il bugiardo tra me e quel signore che ha promesso che non avrebbe mai alzato le tasse. E che mi accusa di aver attaccato il capo dello Stato. Io non lho attaccato, ho soltanto fotografato un dato di fatto, ho detto che il presidente della Repubblica non è uno dei nostri, non è Gianni Letta, come avrei desiderato. La stessa disinformazione che è stata fatta su Putin. Lui non ha detto quelle parole» sullItalia culla della mafia.
«Anche Albertini sa che cosa vuol dire avere contro tutta la stampa - aggiunge Berlusconi - e comè difficile essere costantemente sotto esame. Anche lui ha avuto il coraggio dellimpopolarità. Io purtroppo ho dovuto cedere alle pressioni degli alleati e mi dispiace soprattutto per due punti: la separazione delle carriere dei magistrati e la riduzione della spesa pubblica. Mi ha frenato un altro partito ritenendo di avere un forte sostegno elettorale nei dipendenti statali».
Il riferimento è ad An.
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