Emanuela Fontana
da Roma
Il 12 novembre di tre anni fa sfilò allaltare della patria un numero inaspettato di persone, si disse addirittura centinaia di migliaia, fino a notte fonda, per commemorare le 19 vittime della strage di Nassirya. Questanno solo una corona deposta dal ministro della Difesa Arturo Parisi e dai vertici militari ricorderà i caduti in Irak. Il governo ha risposto così ai parenti delle vittime dopo la delusione per una mancata cerimonia collettiva, importante per i familiari, «perché quel giorno - spiega Marco Intravaia, figlio del brigadiere Domenico - è fondamentale per noi stare tutti insieme». LArma dei carabinieri ha organizzato una serie di manifestazioni, e verrà deposta una corona su ciascuna delle tombe delle vittime. Manca però la commemorazione a Roma, magari in quel luogo dove la città e il Paese avevano fatto sentire il loro calore tre anni fa. La polemica si è chiusa così. Ma la fondazione Magna Carta, di cui è presidente onorario lex presidente del Senato Marcello Pera, ha deciso di promuovere una «giornata della memoria» per ricordare i caduti, affiancata da una proposta di legge già depositata in Senato. «A tre anni dalla strage - ha chiarito il presidente della Fondazione Magna Carta, il senatore Gaetano Quagliariello - non sono previste iniziative pubbliche che impegnino governo e istituzioni. La nostra proposta nasce da un appello perché il sacrificio dei nostri soldati non sia dimenticato». Caduti che devono essere ricordati «indipendentemente da qualsiasi cosa si pensi dalla necessità della guerra o meno». Perché «i governi passano», ma il ricordo deve essere «imperituro».
Le vedove si sono organizzate per conto proprio. La loro commemorazione «insieme» è già avvenuta il 7 novembre, spiega Alessandra Savio, moglie del maresciallo Merlino: «La vedova Ghione ha organizzato un bellissimo spettacolo di danza qui a Roma, che spero possa essere ripetuto in questa città». È stata una rappresentazione artistica del dolore della perdita, e un occasione per trovarsi a ridosso dellanniversario. Ma una giornata di ricordo, istituzionalizzata, piacerebbe alle famiglie dei caduti di Nassirya: «Indipendentemente dai governi, di destra o di sinistra - spiega Intravaia - sarebbe unoccasione perché tutti si ricordino di loro. Per domani chiedevamo solo una semplicissima messa, niente di più». Uniniziativa che invece non è stata neanche pensata. Sembra una circostanza assurda, per queste famiglie, che nella città della folla al Vittoriano e dei funerali alla basilica di San Paolo non si sia pensato a una manifestazione pubblica: «Eppure - spiega la vedova del maresciallo Merlino - la gente continua a starci vicino, abbiamo sempre molti inviti, soprattutto in questi giorni, perché non ha dimenticato».
La speranza della vedova Trincone era che «anche a livello politico ci fosse un sodalizio con la gente. Chiediamo di aprire un po il cuore ai sentimenti». Quella folla allaltare della patria, tre anni fa, «è stata importante per noi per andare avanti - dice - Sentiamo che la gente non ha dimenticato».
Non aiuta il dolore la mancanza di un ricordo a Roma, ma neanche le mancate conclusioni dellinchiesta sulla strage alla base Maestrale. Per questo la vedova Merlino ha lanciato un appello perché ci sia, finalmente, «la verità sulla morte di mio marito».
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