da Roma
Negli ultimi dieci anni il numero degli associati a Confapi, lassociazione che rappresenta le piccole e medie imprese italiane, è passato da 35mila a 50mila. Ma il dato che più inorgoglisce il presidente Paolo Galassi è il fatto di rappresentare circa la metà delle 128mila imprese manifatturiere italiane e porsi su questo terreno alla pari con Confindustria.
«Viale dellAstronomia - sottolinea al Giornale Galassi - ci supera come numero di dipendenti perché al suo interno ci sono i giganti statali come Poste Italiane e Fs, ma noi siamo lunica associazione che rappresenta le Pmi». E la ricetta per far ripartire il sistema-Italia è ben diversa da quella proposta da Luca Cordero di Montezemolo. «Se è vero che sul Pil influiscono per il 20% i consumi privati e per l80% gli investimenti delle imprese, è sulle aziende che bisogna concentrarsi. Bisogna finanziare le aziende che producono reddito e obbligare gli imprenditori a reinvestire gli utili esclusivamente nellazienda», afferma.
Per stabilire un circolo virtuoso, secondo Galassi, è necessario anche un intervento più deciso del settore bancario. «Bisogna che le banche comincino a utilizzare maggiormente soluzioni alternative come i fondi di private equity per scommettere insieme allo Stato sulle imprese italiane. Solo così si può uscire dalla stagnazione». Linsistenza montezemoliana sul tema dellinnovazione, aggiunge il presidente di Confapi, non esaurisce il discorso. «Il tempo perso è perso. Si può recuperare solo intervenendo con misure rapide di Bruxelles nei confronti delle importazioni da Paesi che non offrono garanzie sui processi produttivi e sul rispetto dei diritti dei lavoratori».
Ma la vera differenza, spiega, la può fare solo lindustria manifatturiera, quella che produce i beni di consumo. Non il terziario avanzato non i servizi. «Non credo in un Paese dove non si produce. LItalia, che ha circa 60 milioni di abitanti, non può lottare per tenere i cervelli migliori in casa e poi delocalizzare nelle aree in cui il lavoro costa meno. Bisogna produrre e meglio degli altri. Bisogna puntare sulla qualità elevata: i tedeschi lo hanno fatto».
Il giudizio sulloperato del governo Berlusconi è di là dallessere una bocciatura. «È stato fatto qualcosa per la semplificazione - sostiene - e per leliminazione della burocrazia. In questi cinque anni cè stata una maggiore attenzione per le Pmi. Se le politiche industriali adottate non sono state quelle giuste, hanno sbagliato tanto il governo quanto gli industriali». E qui la divergenza con Montezemolo si acuisce. «Il cuneo fiscale colpisce il reddito dellimpresa. LIrap colpisce tutti. È una tassa sul lavoro che danneggia i bilanci delle aziende».
Galassi ha una sua particolare interpretazione della cosiddetta crisi del sistema imprenditoriale. «Il fatturato aumenta del 2-3% ogni anno, ma i margini sono in contrazione. Bisogna, quindi, chiedere qualche sacrificio anche ai lavoratori.
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