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Ecco il video segreto del sommergibile che ha pizzicato la Ong

Quarta Repubblica manda in onda i filmati registrati dal sommergibili Venuti contenuti nell'informativa fantasma del caso Salvini-Open Arms

Ecco il video segreto del sommergibile che ha pizzicato la Ong

Il video è di buona qualità. Lo ha registrato il sommergibile Venuti della Marina Militare italiana di fronte alle coste della Libia. Si vede la nave Open Arms dell’omonima Ong che nell’agosto del 2019 recuperò una cinquantina di migranti poi rimasti a bordo per 19 giorni a causa del braccio di ferro con l’allora ministro Matteo Salvini, oggi imputato a Palermo per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. A fianco del natante umanitario si vedono due gommoni e un barchino in legno di colore blu.

Sono queste alcune delle immagini contenute nell’informativa “fantasma” piombata all’improvviso nel processo contro il leader della Lega. Esiste da tempo, ne erano a conoscenza ben nove procure italiane, ma nessuno se ne era preoccupato fino ad oggi. All’interno, come rivelato da Fausto Biloslavo sul Giornale, un dettagliato resoconto (corredato di due intercettazioni, 27 video e 16 fotografie) di quanto successo in quelle ore del 1 agosto di tre anni fa.

Di buon mattino Open Arms sta navigando a 5,2 nodi verso le coste della Libia. Poi alle 8.15 esegue un cambio di rotta e aumenta la velocità fino a 11,2 nodi. Poco dopo, intorno alle 12, il sommergibile Venuti registra la prima intercettazione: si tratta di “comunicazioni audio (sembra in lingua spagnola che coincide con la bandiera della Ong) che, verosimilmente, indicano un dialogo tra un soggetto parlante (non identificato) riconducibile a persona probabilmente a bordo della Ong ed un secondo soggetto (anch'esso non identificato)”. Lo scambio avviene su un canale commerciale a corto raggio. E in quel momento all’orizzonte il sottomarino vede “soltanto la Ong e nessun altro assetto civile e/o militare”. Chi stava parlando, dunque? Solo più tardi i militari accertano “la presenza in quella zona marittima di una piccola imbarcazione in legno con lo scafo di colore blu in avvicinamento alla Ong”. Poco dopo partono i due Rhib della Open Arms, vengono consegnati i giubbotti e poi i migranti trasbordati. È il primo carico di quei 147 migranti che diventeranno l’oggetto del contendere con il Viminale guidato da Salvini.

Ciò che colpisce è che nessuna procura abbia voluto indagare a fondo su questa informativa che solleva non pochi interrogativi: la comunicazione registrata era tra Ong e scafisti? Il recupero è stato fatto su “appuntamento”? Perché Open Arms non ha atteso la Guardia Costiera libica che pure stava realizzando altre operazioni di salvataggio e che poco dopo la conclusione del trasbordo è arrivata nello stesso tratto di mare?

E pensare che al Capitano di Corvetta che ha firmato la relazione di servizio la navigazione della Ong appariva “meritevole di approfondimento” perché “senza apparente motivo ha modificato la rotta e la velocità fino ad intercettare con successo il barcone con i migranti a bordo”. Non solo. “La Ong - si legge - si trovava al momento in cui cambiava rotta e velocità ad una distanza ottica/radar dalla quale non era in grado di poter visualizzare il barcone. Di qui, la possibilità che siffatta posizione sia stata ‘passata’ alla Ong da terzi ignoti”. E poi ci sarebbe da chiarire se, come scritto nell’informativa, Open Arms ha davvero “agito in maniera autonoma e senza interfacciarsi con le preposte autorità di soccorso cui compete il coordinamento”. E se è vero che il “recupero” sia stato fatto quando il barchino, in area di competenza libica, non era in difficoltà e non stava affondando. “La presenza di due motori fuoribordo - si legge nel documento - ne conferma una capacità propulsiva significativa idonea a fronteggiare situazioni di emergenza e/o avaria”.

Di cui peraltro non vi era evidenza.

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