La fine di un mondo senza più consenso

È la fine di un mondo, quello della magistratura, che si credeva intoccabile ed era convinta che nessuno avrebbe avuto il coraggio di osare

La fine di un mondo senza più consenso
00:00 00:00

La riforma della giustizia è legge. Non è la fine del mondo ma certo è la fine di un mondo, quasi a prescindere dall'esito del referendum confermativo a cui la riforma sarà sottoposta la prossima primavera. È la fine di un mondo, quello della magistratura, che si credeva intoccabile ed era convinta che nessuno avrebbe avuto il coraggio di osare tanto, al punto che uno dei suoi volti più noti, il pm Piercamillo Davigo, prima di finire a sua volta condannato, trovò normale dire in diretta tv che «se uno viene assolto da una nostra inchiesta è solo un colpevole che l'ha fatta franca». Chi in passato aveva provato a frenare questa deriva illiberale, da Berlusconi a Prodi fino a Renzi, ci aveva lasciato le penne senza cavare un ragno dal buco. Hanno tentato di sfangarla anche questa volta, sacrificando prima Luca Palamara capo di quel sistema per oltre un decennio sull'altare dell'ipocrisia e poi urlando al colpo di Stato. Hanno fallito perché questa volta non solo hanno trovato sulla loro strada un premier e una squadra non attaccabili, ma soprattutto perché hanno perso il consenso dell'opinione pubblica, disgustata da inchieste farlocche, da teoremi e pure sentenze poi smentite dai fatti, che hanno rovinato vite e deviato il corso della democrazia. A partire dalla mamma di tutte le porcate che fu lo scoop dell'avviso di garanzia al neo premier Silvio Berlusconi con il quale anche io mi sporcai le mani nel 1994 al Corriere della Sera: ci fu consegnato sottobanco dalla Procura di Milano nel giorno in cui il Cavaliere presiedeva il suo primo vertice internazionale proprio per fargli più danno possibile. Da allora in poi fu un crescendo di abusi di potere in nome e per conto di una sinistra incapace di reggere il confronto elettorale con il centrodestra.

Giustamente Forza Italia dedica questa riforma alla memoria di Berlusconi, che ne ha gettato le basi sfidando per primo e pubblicamente i magistrati che si erano fatti casta. Tra pochi mesi toccherà agli italiani confermare nelle urne referendarie questa svolta e aprire una nuova pagina, quella di una giustizia giusta, davvero indipendente e responsabile dei propri errori.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica