L'islamizzazione cresce in Europa porta con sé una serie di nuovi paradigmi che è necessario affrontare per mantenere viva la democrazia occidentale. Uno dei problemi da risolvere riguarda la situazione della donna, che le interpretazioni politiche e radicali dell'islam vogliono sottomessa e annientata nella sua identità e un esempio di questo è l'imposizione del velo fin dalla giovanissima età. L'Austria, uno dei Paesi che in Europa sta subendo le maggiori conseguenze dell'islamizzazione, è pronta a vietarlo fino al 14esimo anno di età nelle scuole. Lo ha annunciato il ministro per l'Europa, l'Integrazione e la Famiglia, Claudia Plakolm, secondo il quale inculcherebbe nelle ragazze "sentimenti di vergogna", favorendo "un'immagine distorta del proprio corpo" e "un'autostima instabile". Non è il primo Paese europeo che si sta muovendo in una direzione simile, anche la Francia, in nome della laicità dello Stato, ha intrapreso questa direzione. E l'Italia?
"Bisogna affermare fortemente che il volto ad una donna non va coperto mai, non solo fino ai 14 anni. Non c'è un limite per cui questo divieto può essere o meno tollerato, non esiste. Non è possibile. Il valore dell'identità femminile non è un valore negoziabile con riferimento all'impianto dei valori che fondano l'Occidente", ha dichiarato a il Giornale l'onorevole Sara Kelany, responsabile del dipartimento Immigrazione di Fratelli d'Italia, prima firma di una proposta di legge contro il "separatismo religioso", che al suo interno prevede anche norme stringenti per l'utilizzo del velo. Si tratta di una proposta di legge organica in cui si introduce la trasparenza sui finanziamenti alle moschee che provengono dall'estero, che prevede la chiusura delle moschee in cui vengono propagati messaggi di odio e il divieto di velo integrale (niqab o burka). Ma prevede anche il divieto ai certificati di verginità, alle mutilazioni genitali femminili, e l'aumento delle pene già previste all'interno del codice rosso per i matrimoni combinati.
Sulla questione velo, Kelany sottolinea che "la normativa in Italia teoricamente, in grandissima teoria, prevederebbe il divieto di travisare il volto in base a una legge antiterrorismo del 1975. Peccato che la giurisprudenza nel tempo ha accettato questa pratica per motivi religiosi o culturali. Noi riteniamo che questo sia un abominio". Sono due le ragioni per quali è necessario vietare la travisazione del volto e il primo, prosegue l'onorevole, "è per questioni di sicurezza dei cittadini, perché nessuno ha il diritto di girare per strada con il volto travisato. Potrebbe essere un pericolo per la collettività". Ma c'è poi l'altro elemento, che è culturale, perché in Occidente "vuol dire sottomissione, vuol dire mortificazione dell'identità della donna. Noi non possiamo accettare che in Occidente, un Occidente libero che si fonda su un impianto valoriale millenario e che tutti i nostri diritti sono il frutto di ciò che nei millenni abbiamo conquistato, possa essere oggi completamente dimenticato a vantaggio di una cultura oscurantista".
E questo prescinde dalla volontarietà o meno della donna di indossare il velo integrale, perché "non può essere così in Occidente". Kelany ci ha anche tenuto a precisare, a scapito di quanto spesso viene veicolato, che "non è frutto dei dettami religiosi", perché "da nessuna parte c'è scritto che il volto debba essere coperto. Sono le interpretazioni integraliste dell'Islam che hanno portato a questa pratica culturale esecrabile". Noi occidentali, oggi, "siamo quasi condiscendenti con i volti coperti, ma se andassimo in zone come l'Iran o l'Afghanistan, ci verrebbe da piangere a vedere a cosa sono sottoposte le donne per via di questo retaggio culturale". Ma non si può continuare a piegarsi a questo, perché "i nostri valori, la nostra Costituzione ci dice all'articolo 3 che c'è uguaglianza tra tutti i cittadini, uomini e donne".
Nella chiacchierata con il Giornale, Kelany ha poi portato l'esempio dell'Egitto, Paese che segue la legge islamica, "che all'articolo 2 della sua Costituzione richiama il Corano, quindi richiama la Sharia, eppure vieta il velo integrale nelle università e nelle scuole per legge". La campagna che nasce dalla proposta di legge, ha concluso Kelany, "si intitola: 'Prima che sia troppo tardi'. Non c'è rimasto molto tempo per agire. E noi stiamo agendo".