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“La mia coscienza è a posto. Affrontiamo la crisi in modo strutturale”. Meloni si difende dalle accuse

Giorgia Meloni ha rivendicato il ruolo dell'Italia nel progetto di ridurre le partenze dal nord Africa per abbassare le probabilità di morti in mare

“La mia coscienza è a posto. Affrontiamo la crisi in modo strutturale”. Meloni si difende dalle accuse

Giorgia Meloni è intervenuta alla presentazione del libro di padre Antonio Spadaro, direttore della rivista La Civiltà Cattolica, "L'atlante di Francesco. Vaticano e politica internazionale". Con l'occasione, ha affrontato a 360 gradi i temi più caldi dell'attualità politica interna e internazionale, dai migranti alla guerra in Ucraina, temi che potrebbero essere strettamente legati fra essi, come sottolineato dal ministro della Difesa e dal ministro degli Esteri. Il presidente del Consiglio ha affrontato l'argomento senza approfondirlo, concentrandosi sugli attacchi che sono stati mossi alla sua persona e al governo dopo la tragedia di Cutro, in Calabria.

"In questi giorni siamo stati accusati di cose raccapriccianti, ma la mia coscienza è a posto", ha sottolineato il premier, ribadendo il concetto che è stato alla base dell'azione di governo in tema di immigrazione fin dall'insediamento: "Resto convinta che più persone partono e si mettono nelle mani di cinici trafficanti e più c'è il rischio che qualcosa vada storto". Il presidente del Consiglio ha sottolineato che per il suo governo sarebbe più facile "mettere la testa sotto la sabbia, che siano dei mafiosi a decidere chi può arrivare da noi e che in Africa continuino a prendere piede i mercenari della Wagner e i fondamentalisti".

Invece, questo governo intende affrontare il tema "in modo più strutturale: un approccio serio è fermare i tafficanti, favorire i flussi legali e dare a chi arriva gli stessi diritti di nostri cittadini. Per esempio non dovremmo accettare che chi arriva dall'Africa lavori a condizioni che i nostri cittadini non accettano". Questo esecutivo ha una visione, che è ciò che è mancato ai governi che l'hanno preceduto, e Giorgia Meloni ha insistito sul fatto che serve "un approccio non predatorio della cooperazione allo sviluppo, non è un caso che il nostro lavoro di Italia come capofila nel rapporto con l'Africa l'abbiamo definito Piano Mattei per l'Africa, abbiamo preso l'esempio di un uomo che non arrivava per togliere e portare via, arrivava per lasciare qualcosa". Bisogna "lasciare su quei territori strumenti, investimenti e lavoro. Ho incontrato molti africani e molti di loro, quasi tutti, mi hanno detto di non voler venire in Europa, di non voler essere costretti a scappare dalle loro terre, di voler riuscire a vivere bene nelle loro Nazioni".

A proposito della guerra scatenata dalla Russia, il presidente del Consiglio ha invitato tutti a "non confondere l'aggressione con la pace: l'unica cosa che si può fare è sostenere chi si sta difendendo". In Ucraina "se non aiutassimo l'aggredito a difendersi non avremmo pace. Avremmo un'invasione che configurerebbe una guerra molto più vicina". E nell'ottica di aprire un negoziato di pace, Meloni si è detta convinta che sia "proprio la Santa Sede quella più idonea a favorire una soluzione negoziale".

Il motivo è che la Chiesa "non ha altro interesse che non sia quello di una soluzione giusta del conflitto, non ha un interesse nazionale".

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