Spunta la scritta "Meloni come Kirk". Salvini assediato dai pro Pal

La premier: "Per me è un orgoglio". Il ministro: "Non è possibile che arrivino a cinque metri da me"

Spunta la scritta "Meloni come Kirk". Salvini assediato dai pro Pal
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Non è un minaccia ma un riconoscimento. La premier Giorgia Meloni replica a chi, dopo aver bloccato per un'ora la stazione di Porta Susa a Torino due giorni fa, ha voluto imprimere una scritta nella stessa zona: «Meloni come Kirk» (nella foto). Il presidente del Consiglio non fa marcia indietro ma rilancia: «L'hanno scritto come minaccia. Ma chi vive di odio e intimidazioni non sarà mai come Charlie Kirk, perché non conosce il valore del dialogo, del confronto e della democrazia». Il clima di tensione politica è crescente. L'occupazione dei binari a Porta Susa da parte di collettivi ed estremisti pro Pal è soltanto uno degli episodi di questi giorni. Le intimidazioni al governo aumentano, così come le scritte inaccettabili sui muri. Ma Meloni non ha paura: «Essere accostata a lui è motivo di orgoglio: Kirk ha fatto della sua vita una battaglia per la libertà di pensiero», chiosa la leader di Fratelli d'Italia sui social. L'escalation è nei fatti. Del resto il caso della scritta a Torino non è il primo. Più di qualcuno, da sinistra, ha augurato al presidente del Consiglio di subire la stessa tragica sorte di Charlie Kirk. Per Fratelli d'Italia, che non minimizza, si tratta di «minacce gravi». Dario Parrini, senatore del Pd, sceglie però di non abbassare i toni: «Kirk era un razzista, Meloni forse lo dimentica». L'impressione è che non tutti, anche in Parlamento, vogliano abbassare i toni.

La Lega vede confermate le sue «preoccupazioni» sull'«odio politico» che galoppa nel Paese. Il Carroccio esprime solidarietà alla premier. E lo stesso fa Italia viva di Matteo Renzi, con una nota di Raffaella Paita, presidente del gruppo al Senato. «Minacce vergognose» sottolinea anche Forza Italia, con il vicepresidente dei giovani del Ppe Ludovico Seppilli.

La giornata non è stata banale pure per il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini. In campagna elettorale nelle Marche per le Regionali, il vicepremier è stato contestato a pochi metri di distanza. «L'unica riflessione che faccio è che se ci fosse un pranzo del Pd e ci fossero dei leghisti li avrebbero portati via di peso da mezz'ora. Ma siamo diversi. Mi fanno un mix di pena e di tenerezza», dice. Gli striscioni campeggiano, con tanto di offese. Salvini osserva: «Non è possibile che arrivino a cinque metri da me...». E ancora: «Conosco - riflette ad alta voce - la gestione dell'ordine pubblico». Le immagini mostrano la prossimità fisica tra i militanti dei collettivi con i megafoni e uno dei due vicepremier del governo Meloni. La sensazione è che, per qualcuno, la campagna elettorale sia diventata un teatro per esporre posizioni estremiste.

«Salvini taci per sempre», si legge su uno degli striscioni appesi ad Ascoli Piceno. Pochi giorni fa, per via dell'innalzamento del livello di attenzione, le scorte degli esponenti del premier e dei due vicepremier sono state rafforzate.

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