Gradoli, Esposito urla la sua innocenza

Gradoli, Esposito urla la sua innocenza

Prima notte in cella per Paolo Esposito, 39 anni, accusato di duplice omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere. «Sono innocente», ha ribadito durante l’interrogatorio di garanzia nel carcere viterbese di Mammagialla. «Un atto dovuto, relativo alla misura cautelare emessa ieri (mercoledì, ndr) - commentano i difensori di Esposito, gli avvocati Mario Rosati ed Enrico Valentini - dal quale non è emerso nulla di nuovo».
Se, da una parte, il sangue trovato dagli inquirenti nella villetta dei misteri, l’abitazione in località Cannicelle, sarebbero la prova che almeno la donna è stata uccisa, restano mille dubbi su una vicenda assurda, un mistero che da oltre un mese sconvolge il paesino alle porte di Bolsena. A cominciare dal denaro, liquido, che la moldava conservava per l’acquisto di un monolocale, 25mila euro avuti dalla madre, Elena Nekitor, 64 anni, spariti assieme alle due donne. O dalle modalità della presunta mattanza: chi avrebbe aiutato l’assassino a portar via i corpi, a ripulire con la candeggina cucina e ingresso e a sbarazzarsi dei cadaveri? Su tutto un buco di almeno due ore nell’alibi dell’elettricista che continua a ripetere di non essere più entrato in quella villa, nonostante sia stata posta sotto sequestro solamente il 12 giugno.
La scomparsa risale a sabato 30 maggio. Tania, badante da una decina di anni in Italia, la mattina esce con la figlia grande, Elena, avuta dal secondo matrimonio. Lascia Erika, 6 anni, al padre Paolo che la porta dai suoi genitori, sempre a Gradoli. Tania e la 13enne vanno prima in una tintoria a Marta, dove Tania lavora presso una famiglia, poi prendono il pullman per Viterbo. In un megastore acquistano una telecamera per la recita della piccola, prevista il lunedì seguente. È l’ultima volta che viene usato il suo bancomat. Rientrano a casa, lasciano videoregistratore e scontrino sul tavolo. Di loro non si sa più nulla. Secondo gli investigatori sarebbe stato proprio questo acquisto la causa di un violento litigio con il convivente, sfociato nel duplice omicidio. Ma Paolo nega. I cadaveri, del resto, non sono stati ancora trovati.
Il primo giugno è la mamma ricoverata a Bologna, e non Paolo, a correre dai carabinieri per denunciare la scomparsa delle due. Inspiegabilmente le ricerche dei carabinieri sul campo iniziano solo a due settimane dalla presunta tragedia. La scientifica dell’Arma, addirittura, entra nella villa il 23 giugno. Chiunque, dal 30 maggio al 12 giugno, quando viene aperta un’inchiesta per sequestro di persona e messi i sigilli alla struttura, avrebbe potuto inquinare le prove.
Quando scoppia il caso Paolo ripete, e lo fa dire anche al suo primo legale, che la loro era una famiglia serena. Fino a quando l’avvocato Luigi Sini, difensore della Ceoban, racconta al pm Renzo Petroselli tutta un’altra storia. Un rapporto giunto al capolinea, il loro, soprattutto da quando «la donna scopre in casa materiale pornografico - dice l’avvocato Sini -. Su tre cd la prova che lui lo tradisce con sua sorella Ala, all’epoca 18enne». Un filmato li ritrae mentre consumano un atto sessuale. A Tatiana crolla il mondo. La conferma del clima pesante viene da un diario di Paolo, sequestrato assieme al pc. L’uomo, nel frattempo e all’insaputa di Tania, tenta l’affido unico di Erika. È il 2007: I due trovano un accordo per dividersi la piccola.

Ma le cose non vanno meglio fra i tre, Tatiana, Paolo ed Elena. «Mia figlia e mia nipote - dice la Nekitor - vivevano un incubo. Quando Paolo ed Erica uscivano, lui chiudeva a chiave persino la legna per non farle scaldare».
yuri9206@libero.it

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