Gramellini, battute da oratorio e perbenismo

Caro Granzotto, piccola omelia di Massimo Gramellini su La Stampa sul caso Brunetta e il precariato. Il nostro, particolarmente in forma, esordisce scrivendo che lo schizzinoso Brunetta, appena intravista una certa Maurizia Russo Spena avvicinarsi al tavolo degli oratori per porgere una domanda, si è ritratto istintivamente. «Orrore, orrore» scrive il soave Gramellini, orrore per Brunetta l’aver intravisto un esponente della estrema sinistra. A detta del Gramellini, sembra che il vivace Brunetta li fiuti anche a notevole distanza. Ma secondo lei, caro Granzotto, cosa dovrebbe fare una persona normale davanti a un esponente di estrema sinistra, accarezzarlo, ascoltarlo, blandirlo e poi dargli ragione? Anche io sarei in imbarazzo davanti a un Sofri lontano (?) parente del brasilero Battisti. Mi illumini.
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Se è per loro, dovremmo anche baciarli o quanto meno abbracciarli, come gli zingari di Nichino Vendola, caro Romolotti. Hanno alzato, loro, la cresta, che pure avevano già in bandiera. Gramellini arriva a dire - dando la sveglia a Brunetta - che da qualche settimana «è cambiato il mondo». Insomma, i «sinceri democratici» si vedono già belli che a cavallo, già al governo e al sottogoverno, padroni di un mondo nuovo, cambiato perché un Pisapia ha espugnato Milano. Anche con Prodi e la sua Fabbrica del Programma dissero che cambiava il mondo e che, in sostanza, non solo s’era levato, ma il sol dell’avvenire finalmente risplendeva, alto nel cielo. Però questo è un mondo birichino, capace di tirare colpi mancini, come li tirò a Romanone Prodi. Mandandolo disoccupato e abbacchiando assai il popolo della sinistra che a quel sole, quello dell’avvenire, intendevano abbronzarsi. La birichinaggine del mondo ha un nome, caro Romolotti: alternanza. Se di buon umore, a «alternanza» si può unire anche l’aggettivo «democratica», così diventa più politicamente corretto. Però quel nome non vuole entrare in zucca ai Gramellini di tutt’Italia: non per cattiva volontà, ma proprio perché non ne colgono il significato. Per costoro, infatti, l’unico schieramento legittimato a governare è la sinistra, rappresentando essa - a parer loro, ovviamente - il meglio del meglio del meglio. Più giusta, più capace, più onesta, più colta, più elegante (un chiodo fisso, questo della preminente sciccheria della sinistra, del Nichino di cui sopra, il pugliese con l’orecchino) e l’unica in grado, in quanto ispirata dallo spirito santo laico, di distinguere il bene dal male, il vero dal falso e ciò che conviene o non conviene al popolo. Bue. Forte di tale scombiccherato convincimento, la sinistra ritiene dunque l’alternanza un non senso: perché così come il male non può alternarsi al bene, niente e nessuno ha le carte in regola per alternarsi a un governo, mettiamo, D’Alema (che come tutti sanno cambiò anch’esso il mondo, dispensando pace, lavoro, benessere e ricchezza a piene mani) o, un domani, a un governo Bersani-Bindi. Chi azzarda a farlo, mettiamo Silvio Berlusconi, è un fuorilegge che illegittimamente approfitta (e dunque va messo in galera con un pretesto qualsiasi, anche il bunga bunga va bene) del consenso popolare che in tal caso non ha valore perché espresso da una moltitudine di beoti, di cretini, di servi quando non di ladri, approfittatori e mafiosi A differenza degli elettori di sinistra che come ognun sa sono dei santi. È in questo spirito, caro Romolotti, che lei deve leggere Gramellini. Ciò le eviterà le arrabbiature.

Riderà - e sì che ce ne vuole - delle sue battute da oratorio e si farà una ragione della quantità di luoghi comuni, di stucchevole buonsenso e di perbenismo sabaudo («falsi e cortesi», li vuole una vox populi, vox Dei) col quale inzuppa i suoi deliziosi corsivi.
Paolo Granzotto

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