Gran musica senza aggettivi L'omaggio a Richard Strauss

La stagione sinfonica del Teatro alla Scala si snoda con cadenze a macchia di leopardo fra le grandi produzioni operistiche, dominata dai concerti della Filarmonica. Fuori dal cartellone è l'appuntamento post-inaugurale: il Concerto di Natale (21 dicembre), dove coro e orchestra eseguono, sotto la guida di Daniel Harding e Bruno Casoni (istruttore del coro), uno dei maggiori oratori romantici, Elijah di Felix Mendelssohn (nessuna attinenza con il Natale, ma capolavoro indiscutibile). Poi, con la Filarmonica presenta un nutrito plotone direttoriale. Apre prima Fabio Luisi (9 dicembre) con Beethoven e un pastone nazional-popolare, seguito da un'esperta contemporaneista, Susanna Mälkki (20-3 gennaio) nel segno di Berio finissimo trascrittore di Boccherini, di Bartòk (Concerto per orchestra) e della prima delle commissioni contemporanee sostenute dalla Filarmonica, il Concerto per violoncello di Stefano Gervasoni. Nel corso della stagione altre «prime assolute», affidate a bacchette prestigiose, avranno il loro battesimo: Riccardo Panfili (L'aurora, probabilmente), Bruno Mantovani (Poème symphonique), Luca Francesconi (Dentro non ha tempo) e Wolfgang Rihm. La ricorrenza genetliaca di Richard Strauss vedrà cimentarsi in alcuni dei suoi più famosi poemi sinfonici, in ordine di apparizione, l'astro in ascesa Philippe Jordan (Macbeth e Vita d'eroe, 23 aprile), il direttore musicale in pectore Riccardo Chailly (Morte e trasfigurazione e i Tiri burloni di Till Eulenspiegel, 5 maggio), Esa-Pekka Salonen (Don Juan e Così parlò Zaratustra, 14 giugno). Per una volta, in anni di patologica espansione mahleriana, il genio di Strauss (che meriterebbe ben altre antologie, nel campo sinfonico, liederistico, corale e operistico) ha limitato lo spazio all'ammirato collega Mahler, presente solo con la prima sinfonia (20, 22 e 23 maggio) con Salonen, che gli accosta nel programma la seconda di Beethoven. Antonio Pappano conferma Berlioz al centro dei suoi interessi con il paradigma romantico della Symphonie Fantastique (9-11 maggio), avvicinata alle magie fiabesche di Ravel (Ma mère l'oye). Chiude Barenboim (26 giugno), programma da definirsi: curioso che il direttore musicale scaligero sia l'unico a non averlo ancora deciso. Un appuntamento da non perdere è quello in calendario per il 7 aprile, ospite l'illustre London Symphony Orchestra. Sul podio Valery Gergiev (Messiaen, Scriabin). Ma l'attesa è per il formidabile solista del concerto, il pianista Daniil Trifonov (che eseguirà il sublime secondo concerto di Chopin). In un mondo dove i superlativi si sprecano e hanno perso ogni valore, Trifonov è davvero un musicista dal quale aspettarsi qualunque miracolo. Battuta dopo battuta non si sa cosa inventerà e Gergiev, uno dei suoi maggiori estimatori, ne seguirà gli estri.

Dopo il concerto per il Fai dell'ottobre passato anche chi modestamente stende queste note è fra i suoi ammiratori: Trifonov ti lascia senza parole, è il pianoforte del nostro tempo, il pianista di tutta la vita.

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