Al «gran premio» di via Sarpi Yunta vince il carrellino d’oro

Regola numero uno: si corre con un carrellino pieno di scatole vuote. Regole numero due: se i pacchi cadono, ci si ferma e li si raccoglie. Regola tre: vinca il migliore. Una gara così non l’avevamo mai vista, e nemmeno loro, i concorrenti, uno affianco all’altro, vicini almeno per pochi minuti. Eccoli lì, italiani e cinesi pronti a scattare sulla linea di partenza per conquistarsi la vittoria della prima edizione del «Carrellino d’oro». Avete letto bene, non è uno scherzo. Ma una gara di abilità per carrellini - il simbolo della discordia nel quartiere cinese - che si è disputata ieri tra le vie di Paolo Sarpi. Una competizione in tutto e per tutto, con tanto di pettorina, iscrizioni e premio finale per il vincitore, organizzata da un gruppo di artisti italiani all’interno di un progetto (finanziato dalla Provincia) per risollevare sorti della tanto discussa Chinatown. E vista la partecipazione alla gara, bisogna ammettere che l’intento è davvero riuscito. Una quarantina di concorrenti, metà italiani e metà orientali, esercenti e semplici dilettanti. Cinque pacchi in media su ogni montacarichi e una corsa contro il tempo per essere il più veloce.
Non pensate che sia un gioco da ragazzi tenere il controllo delle due ruote. Tutt’altro, per trasportare quegli aggeggi ci vuole una certa abilità. Ed ecco la prima coppia che parte, Luca italiano e Fausto, cinese di seconda generazione. Scattano allo start, dribblano gli ostacoli e si lanciano verso il primo giro di boa. Sui marciapiedi la folla li incita, milanesi e asiatici, ciascuno tifa per il proprio beniamino. Urlano, gridano e li applaudono ad ogni sorpasso. E poi aspettano il verdetto dei giudici quando i due arrivano alla fine. Dopo un paio di batterie, il gioco diventa più serio e si corre in tre. Italiani e cinesi, le regole sono sempre le stesse. Ma quando scende in campo Yunta non ce n’è per nessuno. È lui il numero uno, lo si capisce da come solleva il carrellino e da come lancia la sfida al suo avversario. Lo brucia in partenza, con uno sguardo. Ci credo, lo fa di mestiere. Quell’attrezzo lo porta da una vita in giro per queste strade e l’abilità di muoversi - e di evitare anche i controlli dei vigili - trasportando scatoloni ce l’ha nel Dna. Pettorina numero 37, quasi come i suoi anni, Yunta quando taglia il traguardo è felice come un bambino. Vorrebbe rimettersi in campo subito.

«La fatica? Mica la sento, lo faccio tutti i giorni questo mestiere. Vivo qui da sempre». Alza il trofeo, una sagoma del montacarichi con coccarda e cornini rossi, e dall’emozione afferra una penna per fare il suo primo autografo da campione. Del «Carrellino d’oro».

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