Roma - «Non ho davvero nulla di cui scusarmi». Fabio Granata non fa neppure un passettino indietro. Anzi, lancia una bomba ancora più esplosiva. «È chiaro che si tratta di attacchi strumentali contro di me, il vero obiettivo è Fini», dice. Evidentemente soddisfatto del caos suscitato, replica secco al coordinatore del Pdl, Ignazio La Russa, che gli aveva lanciato un ultimatum: o fai nomi e cognomi o chiedi scusa e lasci il partito. E Granata ribatte difendendo le sue «verità oggettive e sostenibili in qualsiasi sede, anche in quella dei probiviri del Pdl dove La Russa e gli ex amici di An potranno chiedere con forza la mia espulsione e ribadire la loro fraterna solidarietà a Verdini e Cosentino». Granata accusa La Russa di «strumentalizzare affermazioni serie ed equilibrate» ovvero le dichiarazioni fatte dal finiano «nel contesto della commissione Antimafia e che erano riferite all’inopinata negazione da parte della commissione ministeriale presieduta da Alfredo Mantovano del regime di protezione per Spatuzza, considerato attendibile da ben tre procure sulla questione delle stragi del ’92». Ma non basta. Granata mette sotto accusa «le decine di esternazioni contro le Procure di Caltanissetta e Palermo» e ancora il ddl sulle intercettazioni che avrebbe indebolito la lotta alla mafia. Punta il dito contro «le decine di attestazioni di solidarietà a Marcello Dell’Utri, dopo una condanna per associazione mafiosa, anche da parte di esponenti del governo». Granata osserva come molti «dirigenti del Pdl» restino indifferenti di fronte a scandali giudiziari come «l’inquietante vicenda della cosiddetta P3» mentre questi stessi dirigenti rivolgono la loro «indignazione, verso coloro i quali si appellano alla legalità repubblicana e sostengono l’azione dei magistrati per ottenere verità e giustizia sulle stragi del ’92». Insomma, si chiede Granata, sembra che per il Pdl il problema siano quelli che vengono definiti impropriamente «i professionisti dell’Antimafia e non le cricche». Granata attacca pure direttamente Silvio Berlusconi, reo di aver criticato film come La Piovra o il libro di Roberto Saviano Gomorra come se, dice Granata, il problema non fosse la mafia ma chi ne parla. Insomma la bomba Granata ne spara tante e così grosse che persino un provocatore compulsivo come Italo Bocchino lo invita alla moderazione: «Bisogna abbassare i toni. Sia Mantovano, sia Granata sono due persone che hanno lavorato sempre per la legalità. Sarebbe un errore continuare con le polemiche - dice Bocchino -.
Non è vero che Granata abbia parlato di pezzi dello Stato coinvolti, ha semplicemente detto che bisogna evitare che ci siano nelle istituzioni comportamenti che facciano pensare ad un abbassamento della guardia nella lotta alla criminalità organizzata. Ora dobbiamo abbassare tutti i toni e combattere insieme per difendere la legalità».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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