Economia

Un grand commis che vuole giocare in serie A

Un grand commis che vuole giocare in serie A

Non più enunciazione di principi, a volte riservata solo ad addetti ai lavori. Nelle intenzioni del suo presidente, Lamberto Cardia, la relazione annuale della Consob cambia registro e diventa documento politico: 29 cartelle di peso. Parole chiare, proposte e critiche mirate, senza esagerare nei toni ma andando al cuore del problema: il risparmio dei cittadini. Che va difeso perché alimenta il mercato dove, a sua volta, si nutre il sistema economico. Una catena elementare che, però, Cardia intende ricordare a chi continua a ritenere che il tema sia di secondo piano. Non lo è. E di conseguenza neanche Consob è un’Authority di serie B. Deve giocare in A con Bankitalia e Antitrust. Deve poter fare opinione, acquisire il peso che fino a ieri, oggettivamente, non aveva. Non a caso è arrivato anche un accenno alla Costituzione, dove la Commissione di Piazza Martini, secondo Cardia, dovrebbe trovare «esplicito riconoscimento». Il piglio con cui il grand commis di Stato ed ex magistrato della Corte dei conti sta gestendo la Commissione da 2 anni si è visto forse per la prima volta in tutta la sua potenzialità. Anche perché questi 24 mesi sono stati vissuti pericolosamente: uno slalom tra Parmalat, Argentina, Cirio, le Opa bancarie, Rcs, che ha generato un’attività di vigilanza che «non ha precedenti nella storia della Consob». E che ha permesso a Cardia di uscire dal guscio, come ha dimostrato con la recente clamorosa impugnazione dell’assemblea Antonveneta. Lui lo ha fatto con determinazione e diplomazia. Ha rinforzato la capacità d’esame della Commissione creando per la presidenza uno staff di tre giovani esperti di economia, finanza e legge. Un’innovazione, che ha compensato la fragilità di una Commissione ridotta a 4 membri ormai da 2 anni. E che lui conosce bene avendo, prima di diventare presidente, svolto il ruolo di Commissario per un mandato sotto la guida di Spaventa.

Due gestioni diverse: più accademico il piglio di Luigi Spaventa e forse meno incisivo in alcuni passaggi critici della sua reggenza rispetto all’approccio pragmatico di Cardia, che sa far funzionare burocrazia e amministrazione.

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