Il "grande centro" s’industria

Fini, Casini e Montezemolo parlano di riforme e finanziaria. Il leader di An: "Abbiamo parlato dell'efficienza del nostro Paese". Nell’Udc si fa sapere che "serviva una risposta a Berlusconi"

Il "grande centro" s’industria

Roma - Prove tecniche di grande centro e di «Cosa bianca». Oppure, come dice qualcuno da Via della Scrofa, una potente controffensiva mediatica all’indomani dell’ennesimo litigio, una rappresentazione plastica che «un altro centrodestra è possibile». Uno slogan che equivale a un messaggio mandato all’unisono da Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini al presidente di Forza Italia.
«Se Berlusconi tira troppo la corda e pensa che si possa risolvere tutto con una pacca sulle spalle - racconta un colonnello di An - una carta di riserva è necessaria. E allora bisogna far capire che potrebbe anche nascere una coalizione alternativa composta da una formazione di destra moderna, da un centro cattolico e da un partito del fare, vicino agli industriali. Poi, naturalmente, tutti sappiamo che non sarà così, anche perché Montezemolo a scendere in politica non ci pensa proprio. Ma in politica mai dire mai».

Lo scenario è forse troppo avanzato. E tutto va calato nel clima acceso e nella guerra di posizione in corso dentro la ex Cdl. Ma non c’è dubbio che il pranzo andato in scena ieri, nella foresteria di Viale dell’Astronomia, protagonisti Luca Cordero di Montezemolo con il suo direttore generale Maurizio Beretta, Fini e Casini, abbia significati che vanno al di là di una semplice chiacchierata. «Dopo l’attacco di Berlusconi a Casini, identificato come il killer della Cdl - racconta un dirigente udiccino -, il pranzo, fissato due giorni prima, ha cambiato carattere e si è deciso di dare ampia pubblicità all’evento. In questa situazione era necessario far vedere che An e Udc non sono nell’angolo».

Le parole ufficiali, naturalmente, si muovono su binari più morbidi e «istituzionali». «Vi risulta che Montezemolo sia un leader politico? In una fase come questa il fatto che alcuni leader politici lo incontrino è un elemento da inserire a pieno titolo nella dialettica, nel senso che tutto è davvero in movimento» dice Fini, entrando all’incontro. Sul tavolo della discussione, oltre alle pietanze, compaiono le riforme costituzionali, la legge elettorale, la class-action (vista come fumo negli occhi da Confindustria) e la Finanziaria. Ma anche la paralisi del sistema per la quale Montezemolo si dice «preoccupatissimo». Alla fine Fini prima cerca di cavarsela con una battuta - «chiedete a Casini, sono d’accordo con lui a prescindere» -, poi ritorna sui temi in discussione. «Abbiamo parlato di riforme. Non è un mistero che Confindustria da tempo chiede alla politica di farsi carico dell’efficienza del sistema Italia».

Un copione simile viene adottato da Montezemolo. «Questa storia della politica sta diventando noiosa. L’altra volta ho visto Veltroni, domani vedrò altre persone. Ci stiamo confrontando. Se sarà necessario vedrò, con molto piacere, anche Berlusconi». Per il numero uno di Confindustria, comunque, la priorità è la riforma dello Stato: «Serve un primo ministro che abbia il potere di mandare a casa i ministri, un Senato e una Camera che non facciano le stesse cose, aggiornare la Costituzione, diminuire il numero di partiti e parlamentari e dare una bella cancellata alle province». E ci scappa anche una stoccata rivolta a Fausto Bertinotti. «Chi ha ruoli istituzionali dovrebbe avere un certo distacco dalla partitocrazia».
Ma nella querelle a distanza con Berlusconi spuntano anche altri elementi. Pare, infatti, che Fini, in vista dell’assemblea nazionale di domenica, si prepari a un piccolo colpo di teatro. Il leader di An, infatti, pare intenzionato a mostrare la lettera privata con cui, all’indomani del 2 dicembre, chiese a Berlusconi di «fare subito il partito unitario». Sul fronte Udc, invece, domina il movimentismo.

Ieri, infatti, Casini, dopo Montezemolo, ha incontrato anche Raffaele Bonanni per sondare gli umori della Cisl in merito alla possibile navigazione in solitaria dell’Udc. In serata, poi, Lorenzo Cesa ha posto il suggello sul rinnovato asse con An con una battuta. «L’ingresso di An nel Ppe? Non dipende dall’Udc, ma per quanto ci riguarda non ci sono problemi».

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