Il grande fascino del brutto Cyrano

Col passare del tempo un titolo come Cyrano de Bergerac non solo continua a riscuotere un grande successo popolare ma viene di continuo sottoposto a numerose contraddittorie interpretazioni. E non solo in Francia dove Gérard Depardieu lo ripropose sia in teatro che al cinema ma anche da noi a cominciare dallo storico revival Scaparro-Svoboda protagonista Pino Micol. Mentre ora Alessandro Preziosi riprende in un momento di splendida maturità il testo-chiave della malinconia amorosa attribuendo all’infelice eroe che conquista l’amata, ma per interposta persona grazie allo sproporzionato difetto fisico che ne altera l’aspetto, un accento psicanalitico. L’attore infatti non sfoggia l’orribile naso della tradizione accentuando invece il sospetto inquietante di un insanabile divario tra la parola suadente dell’innamorato e l’atto costitutivo della seduzione. Ne nasce uno squisito spettacolo double face che sposa il portato romantico di un Don Giovanni dedito al culto, più dionisiaco che apollineo, della forza. Se non addirittura della guerra che, coi suoi rischi mortali, serve da efficace contrappeso all’inerzia di chi ama invano. Il tutto in un contesto di sapore giovanilistico affettuosamente studiato ad hoc, in cui persino l’acerbità dei comprimari diviene parte integrante di un eccellente gioco di squadra tra tende che scompaiono a vista, praticabili in libertà, e impazzito svariare di luci. Una scenografia che richiama con nostalgia e languore il manierismo del melodramma, tra baluginar di ori e di velluti, cozzar di spade e sfondi perlacei ispirati ai disegni di Gustave Doré.

Tutto tende ad esaltare, attraverso l’eroe, l’autore dell’Aiglon e del mirabile Chantecler.

CYRANO DI BERGERAC - di Rostand Teatro Stabile dell'Abruzzo. Interpretazione e regia di Alessandro Preziosi. All'Aquila, poi a Napoli dal 17 al 22 aprile.

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