Economia

Il Grande fratello nelle associazioni

Ente non profit? Dimostralo. É partita una verifica a tutto campo da parte dell’Agenzie delle entrate, che passa ai raggi X le associazioni di volontariato - o sedicenti tali - per verificare, attraverso la compilazione di un apposito modello, se hanno effettivamente diritto agli sconti previsti dalla legge per quanto riguarda imposte dirette e Iva. Il punto chiave è che la detassazione spetta soltanto ai proventi che sono «diretta attuazione degli scopi sociali», non importa se si tratta della filodrammatica, della beneficenza o del gioco delle bocce: nessuno sconto, invece, per le attività commerciali, tipo certi lucrosi bar «travestiti» da circoli culturali. E fin qui, tutto bene: anche se, naturalmente, la consegna del modello è soltanto il primo passo di un percorso che, prevedibilmente, comprenderà controlli incrociati e a tappeto sul variegato e sconfinato universo delle associazioni non profit esistenti in Italia.
Già, perché a essere interessati dal provvedimento sono molti di più di quanto la stringata dizione «Circoli privati» contenuta nel decreto anticrisi che ha introdotto le nuove regole lasciasse intendere: tutti, ma proprio tutti gli «enti di tipo associativo», come recita la comunicazione dell’Agenzia delle entrate, con pochissime eccezioni (le pro-loco che hanno realizzato proventi inferiori a 25mila euro, alcune associazioni di sportivi dilettanti e di volontariato). E non è certamente un proforma: le informazioni richieste sono numerose e talmente dettagliate nei contenuti da fare invidia al Grande Fratello. «Il rappresentante legale dell’ente, sotto la propria responsabilità», spiegano le istruzioni allegate al modello, deve infatti rispondere a ben 38 punti, indicando una serie particolareggiata di dati: dalla modalità di convocazione «individuale» o «collettiva» degli associati alle assemblee generali ai locali dove si svolgono, dalle clausole generali sul «governo» dell’associazione a quelle più specifiche sui compensi, indennità o rimborsi spese degli amministratori, e via elencando. Il tutto, entro e non oltre il 30 ottobre prossimo. Un vero tour de force che riguarderà tutti: dalle associazioni più importanti fino all’ultimo gruppetto di brave parrocchiane dedite alle pesche di beneficenza.

Che, naturalmente, dichiareranno i loro introiti fino all’ultimo centesimo: fiduciose che la scure del Fisco, poi, cada sui troppi che la beneficenza la fanno soltanto di nome.

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