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La grande fuga dei cattolici dalle urne: 4 su 10 non hanno votato alle Europee

RomaA messa sì, alle urne no. Già. Chi prende la comunione - minimo una volta a settimana - gira sempre più le spalle alla politica. Quantomeno, non va più a votare come un tempo. A lanciare l’allarme sull’elettorato cattolico, «in piena fase di smarrimento e disorientamento, confluito in una sorta di zona grigia», è un sondaggio dell’Ipsos di Nando Pagnoncelli, che mette in risalto la forte crescita dell’astensionismo: +14,6% in un solo anno. Così, al netto delle debite distinzioni tra le due differenti consultazioni, il dato che emerge è comunque significativo: se alle Politiche 2008 a rimanere a casa è stato il 24,5% del campione, alle Europee 2009 il 39,1% dei cattolici praticanti non ha espresso preferenze.
È un quadro negativo, dunque, quello che emerge dalla ricerca («I cattolici dopo le elezioni del 2009»), presentata ieri alla Camera al seminario dell’associazione d’area Pd, «Persone e Reti», presieduta dal teodem Luigi Bobba.
A perdere i maggiori consensi, nel confronto, è il partito guidato da Dario Franceschini (-3,9%), fermo al 22,6%, rispetto al 26,5% dello scorso anno. Stabile l’Udc (dal 10,2 passa al 10,4%, +0,2%), crescono Lega (+1,3%, dal 7,9 al 9,3%), sinistra radicale (+1,6%, dall’1,3% al 2,9%, ottenuto complessivamente da Prc-Pdci e da Sinistra e libertà), e soprattutto Idv (aumenta del 2,6%, passando dal 4,5 al 7,1%). I radicali ottengono l’1,4%, ma nel 2008 erano col Pd.
Discorso a parte merita il Pdl. Se nel raffronto tra le due votazioni lo scarto negativo è impercettibile (parliamo dello 0,1%, dal 41,3 al 41,2%), piuttosto consistente - stando ai sondaggi mensili Ipsos - il calo registrato negli ultimi quattro mesi dal centrodestra. Da aprile a luglio, infatti, la coalizione - dal gennaio 2006 stabilmente preferita al centrosinistra, con picchi superiori al 50% - scivola di 9 punti (41,2%). A beneficiarne, però, non è il centrosinistra (che ha avuto un incremento nell’ultimo mese di 2 punti), ma l’area costituita dal «non voto», che passa dal 25% di aprile al 37% di luglio.
E non c’è voglia di Grande centro. A una domanda sui cattolici in politica, il 77% risponde che «una forza cattolica organizzata non serve», per «non confondere religione e politica»; solo il 20% auspica invece una nuova Dc. Sempre secondo il sondaggio, però, in forte crescita i cattolici che pensano sia l’Udc (pur non votandolo) il partito che rappresenta più di altri i loro valori: sono passati dal 35 del 2008 al 44% del 2009 (+9%). In calo quelli che credono sia il Pdl (scesi dal 28 al 22%). Il Pd passa dall’8 al 10% (+2%), mentre l’Italia dei valori dal 3 al 2% (-1%): stabile la Lega all’1%.
In forte crescita, inoltre, anche i cattolici che pensano che il Pd sia «egemonizzato dalla sinistra laica»: dal 21% del 2008 al 30% del 2009.

Quanto al recente calo del centrodestra, l’istituto di Pagnoncelli chiede quanto abbiano influito gli «scandali di quest’estate». Secondo il 58% degli intervistati, «non è cambiato quasi nulla» nell’atteggiamento dei cattolici; solo per il 15% «si sono allontanati» dal Pdl.

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