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«Grande successo ma la lotta al male continua»

RomaEsultanza e preoccupazione. La notizia della morte di Osama Bin Laden era la più attesa dall’11 settembre 2001, ma quando si è sparsa, ieri mattina molto presto in Italia, i timori di un possibile colpo di coda di Al Qaida anche nel nostro Paese hanno in parte offuscato la soddisfazione. Dal presidente del Consiglio Berlusconi sono arrivati solo due flash sulla notizia del giorno, ma dicono tutto: «Un grande risultato nella lotta contro il male». E poi: «Ora bisogna continuare la lotta al terrorismo».
Più lunga l’analisi del ministro della Difesa Ignazio La Russa, il primo a dire la sua nella prima edizione dei telegiornali. «L’uccisione di Bin Laden - dice a botta calda - è un monito per il terrorismo di ogni colore. Si tratta di un’operazione militare, di intelligence, ma anche qualcosa di più: credo sia un atto simbolico che vuole fare giustizia e soprattutto far comprendere che la lotta al terrorismo non è vana». Poi, con il passare delle ore, emerge qualche considerazione sulle possibili conseguenze sull’impegno italiano nella missione in Libia: «L’uccisione di Bin Laden può determinare qualche cambiamento, ma non credo che saranno cambiamenti unilaterali», dal momento che «l’Italia finora non ha mai preso una decisione al di fuori degli organismi internazionali che ci hanno determinato a partecipare alle missioni». Di altro avviso è invece il vicecapogruppo del Pdl alla Camera Osvaldo Napoli, secondo il quale «l’uccisione di Bin Laden offre nuove ragioni all’impegno dell’Italia nella coalizione dei volenterosi in Libia» visto che «la morte dello sceicco che ha terrorizzato l’America e il mondo è una ragione in più per guardare con accresciuta attenzione ai sommovimenti che scuotono il mondo arabo». Più solenne il presidente del Senato Renato Schifani: «Siamo davanti a un evento che cambia la storia: cade un simbolo del terrore».
C’è soddisfazione anche nelle forze di opposizione, anche se all’estrema sinistra si leva qualche voce che fa il controcanto: «Ero e rimango contrario alla pena di morte, soprattutto se comminata in maniera extragiudiziale da questo o quel gruppo militare scelto», opina Franco Grillini, responsabile dei diritti di civili dell’Idv. «L’uccisione di Bin Laden non risolverà nulla se l’Occidente non la smette con la guerra», l’inevitabile temino di Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc. Per fortuna il Pd è su posizioni più ragionevoli, illustrate dal segretario Bersani: «La morte di Bin Laden, principe della barbarie e della guerra fra civiltà, è un colpo durissimo ad Al Qaida e alle sue strategie di tensione», anche se serve «tenere alta la guardia contro un terrorismo che, pur indebolito, non si arrenderà».

E mentre Enrico Letta manomette il calendario («è un decennio di morte, di sangue, di estremismi che si chiude»), Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd, non rinuncia alla stoccata anti Cav: «Sarebbe opportuno che si evitassero gli show mediatici e populisti come quello inscenato a Milano da Berlusconi e si provvedesse a dare un messaggio rassicurante alla nazione». Addirittura.

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