
Tecnicamente gli assessori comunali non hanno dovuto votare uno ad uno la delibera perchè è chiamato ad esprimersi il Consiglio ma hanno dovuto esprimere un parere e Elena Grandi, assessore al Verde e di Europa Verde, dopo essersi sempre astenuta negli anni precedenti su atti che hanno accompagnato il percorso di vendita dello stadio e delle aree intorno a Milan e Inter (con demolizione e rifunzionalizzazione di una piccola parte del Meazza), questa volta ammette che "non potevo non esprimere la contrarietà mia e del partito". Si è trovata fino alle ultime ore tra due fuochi, con il sindaco Beppe Sala che richiedeva l'unanimità della giunta e il coportavoce di Avs Angelo Bonelli che questa volta avrebbe "cacciato" l'esponente milanese fosse rimasta ancora nel limbo. Ora però rischia il posto in giunta, si vedrà nelle prossime settimane. "Il mio futuro? Non lo so, vedremo nel tempo - risponde -. Riconosco il grande lavoro fatto dalla vicesindaca per migliorarla, ma nel nostro programma elettorale c'era scritto chiarissimo che San Siro per noi era un elemento dirimente e che avremmo sempre votato in modo contrario, crediamo che possa avere un altro destino. L'impatto ambientale di quel cantiere, di quelle demolizioni, produrrà una quantità di polveri e di Co2 che dovremo gestire, con compensazioni che oggi non sono ancora chiare". Prima le compensazioni delle emissioni residue di Co2 erano previsti con il sistema dei "crediti" in altre parti del mondo, ora la delibera precisa che "saranno da effettuarsi esclusivamente nel territorio di Milano", con un tetto fissato a 15 milioni. Enrico Fedrighini del gruppo misto contesta: "Il Comune "potrà richiedere ulteriori interventi compensativi tendendo alla neutralità nel giro di 50 anni", cioè entro il 2075". La giunta ha poi avvertito che il testo "non è emendabile", perchè oggi passaggio è collegato e vidimato dagli advisor, altrimenti in caso di futuri provvedimenti della Corte dei Conti i consiglieri potrebbero esporsi a conseguenze. Il verde Carlo Monguzzi attacca: "La giunta manda in Consiglio la delibera ma non accetta emendamenti perché quello è l'accordo con le squadre e non si può cambiare". La maggioranza è spaccata. Per ora sono sicuri 22 sì del centrosinistra su 32, il centrodestra ovviamente osserva l'altro "campo" per decidere la strategia. Ieri il leader della Lega Matteo Salvini ha dettato la linea ai suoi: "Qualcuno ha perso cinque anni di tempo e un miliardo di investimenti. Adesso però ne sappiamo poco e di votare ad occhi chiusi qualcosa che non conosci in un momento di inchieste sull'edilizia, di cantieri bloccati, di arresti..Se non c'è totale trasparenza credo sia giusto non votare nulla". Riccardo Truppo (FdI) conferma la "difficoltà a esprimersi in pochi giorni su una delibera così complessa e con ipotesi di condizioni risolutive in caso di inchieste".
Marco Bestetti (FdI) aggiunge che "è allucinante che non siano ammessi emedamenti".Alessandro De Chirico (Fi) "la chiama "una delibera prendere o lasciare. Se ci aggiungiamo risposte piccate del Pd (da Majorino a Uguccioni) alla nostra proposta di un Patto per Milano il mio voto appare scontato".