da Firenze
«Diciamo che è una metafora che va un po ridimensionata: Moggi non è Totò Riina». Piero Grasso, procuratore nazionale antimafia, risponde così ai giornalisti che gli chiedono la sua opinione a proposito dell'accostamento del sistema di potere calcistico a quello mafioso. Per Grasso, che ha parlato a margine del primo convegno «Memoria e Verità» organizzato dalla Regione Toscana per i 13 anni dalla strage mafiosa di Via dei Georgofili, «l'accostamento è un po ardito», ed è ardito anche «parlare di cupole equipollenti a quelle mafiose, o qualcosa del genere». Il magistrato ha rilevato che «a parte il fatto che quella di Napoli è un'indagine che è nata da un'indagine sulla camorra, non mi pare che a questo punto si siano registrate delle infiltrazioni della criminalità sul calcio».
Nel corso del convegno l'ex procuratore nazionale antimafia Pier Luigi Vigna è tornato a parlare del nuovo incarico affidato a Francesco Saverio Borrelli, chiamato a capo dell'Ufficio indagini della Federcalcio: «Borrelli è una persona di grande giudizio, di grande esperienza investigativa e non avrà problemi neppure nel dover giudicare altri magistrati: noi dobbiamo giudicare magistrati per delitti, figuriamoci se in questo caso uno può essere turbato». L'ex procuratore della Dna ha invitato a non accostare i problemi del calcio alla mafia, «con la mafia ha solo un parametro uguale, quello dell'approfittamento, cioè del profitto.
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