Gratosoglio: così gli studenti non abbandonano la scuola

L’esperienza presentata ieri: 40 ragazzi hanno ripreso gli studi

Augusto Pozzoli

Come arginare la piaga della dispersione scolastica. Un’impresa, comunque possibile. Lo dimostra un’esperienza condotta al Gratosoglio presentata ieri a un convegno svoltosi alle Stelline sul tema: «Non uno di meno: riflessioni e azioni sulla dispersione scolastica». L’iniziativa illustrata durante il convegno è stata promossa da padre Eugenio Brambilla su un progetto di un’idea di «Unicredit foundation» che ha consentito lo scorso anno scolastico di riportare a studiare 40 giovani del quartiere fra i 15 e i 18 anni che avevano abbandonato la scuola. Ragazzi e ragazze che hanno poi raggiunto la licenza media ed ora continuano a studiare.
Un risultato importante che si inserisce in un fenomeno che tuttavia resta drammatico, in Italia in genere, ma soprattutto a Milano e in alcune città della Lombardia (Como, Brescia, Bergamo) dove si parla di «dispersione per ricchezza». Ossia il fatto che molti abbandono la scuola per andare a lavorare. Le cause sono complesse, ma anche la scuola e gli insegnanti hanno la loro responsabilità. Lo ha detto senza mezzi termini anche Raffaele Mantegazza, docente della facoltà di scienze della formazione della Bicocca: «Sbaglia – ha detto – chi vuole cancellare la bocciatura. Ma bocciare non basta se non si crea un progetto per recuperare chi fa fatica a seguire un indirizzo di studi e rischia di conseguenza di abbandonare. La dispersione si argina se si attuano degli interventi che impegnano ogni studente, anche il più povero di risorse culturali, a dare il meglio di sé».
Lo dimostra del resto proprio l’esperienza della «scuola popolare» del Gratosoglio: «Abbiamo cercato di far recuperare agli adolescenti – ha ricordato padre Brambilla – un’immagine positiva di se stessi. Per questo il progetto è attento a costruire un clima di accoglienza e di amicizia nel quale i ragazzi, sentendosi a loro agio, sono riconosciuti e valorizzati in quanto persone, quindi possono accettare la sfida dell’impegnarsi e del raggiungere risultati di crescita». Un tema comunque che sta coinvolgendo sempre di più gli operatori scolastici alla ricerca di modalità significative per risolvere il disagio dei propri studenti, primo fattore dell’evasione ma anche di altri fenomeni di disgregazione sociale. Se ne riparlerà la prossima settimana (l’11 maggio, all’istituto Gentileschi) durante un altro convegno dal titolo: «Dallo scolaro al cittadino: un progetto per la cultura della prevenzione».

«Il mondo dei ragazzi – si è chiesto Mario Dutto, direttore scolastico regionale – spesso appare come impenetrabile agli adulti: come riuscire ad essere vicini ai loro interessi e a ciò che percepiscono come importante per loro? Come è possibile considerare e valorizzare le diverse realtà sociali legate al territorio e al tipo di utenza senza perdere di vista la singola persona?». Dal Gratosoglio è venuta una prima risposta a questi interrogativi. Un esempio che potrebbe sollecitare altre risposte.

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