«Signore delle domeniche, prova a esserlo anche del lunedì e di tutti quei giorni tristi che ci capitano sulla Terra. Signore dei ricchi e dei fortunati, prova a esserlo se puoi, anche di quelli che non hanno niente, anche di chi ha paura e soffre, anche di chi pena e soffre, anche di chi lavora e lavora e lavora... E soffre e soffre e soffre. Signore dei gentili e dei buoni, prova a esserlo se vuoi, anche di quelli che sono cattivi e violenti perché non sanno come difendersi in questo nostro mondo. Signore delle chiese e dei santi, signore delle suore e dei preti, prova a esserlo se credi, anche dei cortili, delle fabbriche, delle puttane, dei ladri». Così cantava il Sigor G. E allora dove, se non in periferia, si poteva intitolare una via a Giorgio Gaber? Ieri al Gratosoglio, a quattro anni dalla morte, Letizia Moratti con gli assessori Ombretta Colli (moglie di Gaber) e Vittorio Sgarbi, hanno scoperto la targa di una perpendicolare a via SantAbbondio tra i numeri 12 e 14. «Sono lieta - spiega il sindaco - di onorare un cittadino che prima di essere artista era un milanese. Nessuno come lui ha avuto la capacità di promuovere e di cantare la nostra città. Con un amore profondo, raccontandone la bellezza e le difficoltà». Sgarbi ricorda «un fratello maggiore che non pretendeva di essere un maestro pur con la sua cultura, uno che ci ha restituito con la musica quello che i poeti si tengono per sé».
«Cè qualcosa di carmico - le parole della Colli -. Mio marito sapeva guardare avanti.
Al Gratosoglio una via per il SignorG
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