Sottosegretario Ombretta Colli, cosa ci dice di queste prime due settimane in Regione?
«Intanto non sono mai stata su un grattacielo, tanto meno in un ufficio su un grattacielo. Ho sempre avuto paura, anche quando andavo in albergo in America, chiedevo sempre piani bassi...».
E come fa lì in cima a Palazzo Lombardia?
Ombretta Colli, sottosegretario regionale a Pari opportunità Moda e Design, classe 1943, ex presidente della Provincia e assessore comunale nella giunta Moratti, ex europarlamentare, senatrice dimissionaria, ride. «Adesso sono al ventisettesimo piano, per altro bellissimo. Si vedono le montagne... Sulla prima questione ci siamo assestati».
Primo scoglio superato. Prossima tappa?
«Mi sto concentrando su iniziative un po’ forti. Pari opportunità e politiche femminili».
Qual è il progetto sulle pari opportunità in cima alla lista delle priorità?
«L’occhio femminile sull’altra metà del cielo. Un uomo che ha cinquant’anni, quarantotto, quarantasette che perde il lavoro, è un uomo morto. Non lo ritrova, deve abbassare il suo livello e diventa il momento più doloroso della sua vita familiare, di padre, di uomo. È fondamentale introdurre incentivi per chi assume i cinquantenni».
Pari opportunità per i cinquantenni in difficoltà?
«È un disastro del quale non si parla ma che scoppierà come una bomba atomica. Lo si vede da qualsiasi annuncio: cercasi giovani insegnanti, giovani ricercatori... ma che cosa farà quest’uomo che è stato giovane anche lui? Oltre tutto è un dramma che accade quando si hanno figli all’università, che hanno bisogno di grande aiuto economico».
Un tema centrale del suo assessorato è la conciliazione tra famiglia e lavoro. Ha in mente nuovi passi?
«Gli orari della città non sono adatti alle donne che lavorano e hanno figli. Chi ha la fortuna di avere un lavoro e un doposcuola per i figli, alle tre e venti si trova il figlio fuori. E questi non sono gli orari delle donne che lavorano. Capisco che il part time sia poco produttivo per il datore di lavoro, ma bisogna trovare soluzioni, perché altrimenti la donna che lavora lascia tutto lo stipendio a baby sitter o scuole private».
Lei come se l’è cavata da madre lavoratrice?
«Intanto avevo un lavoro che organizzavo io. È stata una grandissima fortuna. Non avevo cartellini da timbrare. E ho avuto la fortuna di poter contare su mia mamma. Questa generazione già può contarci meno, perché i nonni lavorano».
Ha in mente anche iniziative di pari opportunità per i minorenni in difficoltà?
«Sarebbe bello lanciare delle campagne di affido temporaneo. Io ho una famiglia amica con tre figli e prendono sempre, anche per tre anni, bambini con genitori in difficoltà. I ragazzini sono molto felici, si crea un bellissimo rapporto». Quali priorità vede per la moda?
«Cercare di far sfilare i giovani stilisti che hanno bisogno di essere incoraggiati. Quando ero in Provincia, ho visto che non ci chiedevano soldi o facilitazioni ma la possibilità di sfilare».
Come è nata la proposta di far parte della giunta della Lombardia?
«È stata una cosa casuale. Ho visto il mio nome sul giornale e ho detto: che è sta bufala? Poi ci sono state telefonate ed eccoci qua. Formigoni mi ha detto: mi farebbe molto piacere. E io ho risposto: anche a me. La Lombardia è uno dei quattro motori d’Europa.
Sono state difficili le dimissioni dal Senato?
«No. L’iter burocratico non è ancora concluso. Ma ho passato anni bellissimi e molto vari, intensi, sofferti».