Gravina, diciassette mesi di indagini

Nelle indagini non sono mancati i colpi di scena e lo scambio di accuse tra i genitori dei bambini scomparsi la sera del 5 giugno 2006. Gli investigatori seguirono anche una "pista romena"

Gravina, diciassette mesi di indagini

Bari - Francesco e Filippo Pappalardi, ormai tristemente noti come "i fratellini di Gravina", scomparvero la sera del 5 giugno 2006. Da una ventina di giorni erano stati affidati dal Tribunale per i Minori di Bari al padre, Filippo, di 41 anni, che dopo la separazione dalla moglie, Rosa Carlucci, viveva con la nuova compagna e i figli di questa. Secondo la testimonianza di un coetaneo di Ciccio e Tore, quella sera i fratellini avrebbero giocato con gli amici, lanciando "bombe d’acqua", palloncini riempiti dalla fontana a pochi metri dalla Cattedrale di Gravina, sino a quando il padre non sarebbe giunto con la sua auto, prelevandoli dopo averli sgridati.

Una versione sempre smentita da Pappalardi, ma più volte confermata dal giovanissimo testimone. Il padre ha sempre affermato di aver cercato per tutta la notte i figli, girando con l’auto, ma di non averli trovati. L’autotrasportatore denunciò la scomparsa dei figli la stessa notte, e al mattino si recò al lavoro nell’azienda di trasporti della quale è dipendente. Le indagini della polizia, coadiuvate nei primi giorni da centinaia di uomini delle forze dell’ordine, unità cinofile e persino pattuglie a cavallo sulla Murgia barese, non si sono mai interrotte. Per settimane sono stati esplorati anfratti, pozzi, persino vecchie condotte idriche, senza trovare alcuna traccia degli scomparsi.

Gli investigatori seguirono anche la cosiddetta "pista rumena", una traccia che portava in un piccolo paese della Romania, per via di un’amica di Rosa Carlucci, madre dei bambini, che sino a qualche giorno prima della loro scomparsa aveva lavorato nella pizzeria della donna, a Santeramo in Colle (Ba). Ma questa ipotesi fu abbandonata dagli investigatori dopo una trasferta in Romania e aver ascoltato la ragazza rumena. Nelle indagini, coordinate dal sostituto procuratore Antonino Lupo, non sono mancati i colpi di scena e lo scambio di accuse tra i genitori dei bambini.

Qualche mese fa, gli investigatori scavarono anche nei pressi dell’abitazione di Rosa Carlucci, nei pressi di un

albero dove era stata segnalata la possibile presenza dei corpi dei bambini. Da allora la donna si trasferì in provincia di Brindisi, ospite di una Comunità, assieme alla figlia di 17 anni, sorella di Ciccio e Tore.

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