Complimenti alla Redazione e in particolare a Filippo Larganà che ha inscenato una rappresentazione degna del giornalismo pionieristico delle origini. Il problema autentico è proprio quello di far ballare i rapporti ideologicamente mummificati della sinistra suonando la sua stessa musica. Il che vuol dire far emergere le contraddizioni e l'ipocrisia di fondo che sono alla base di questa estenuata pratica politica. La posizione della gente comune (cioè di buon senso) afferma solitamente che gli zingari non devono stare sulle scale di palazzo Tursi, ma nemmeno devono stare dinnanzi a casa propria, visto che una parte di loro tende a commettere notoriamente «marachelle» che disturbano i cittadini (quelle per intenderci così ampiamente documentate per televisione nell'area della stazione centrale di Milano; per non parlare dei furti negli appartamenti e della terribile questione dei rapimenti dei bambini, guarda caso, così frequenti in Italia). Gli zingari creano forme di disagio cui in qualche modo si deve ovviare ma non certo scaricandole sui cittadini (e pace all'anima loro e zitti, se no scatta l'accusa di razzismo da parte dei soliti cani da guardia intellettualizzati della sinistra stessa).
A parte Tursi sarebbe interessante sapere se il sindaco Marta Vincenzi gradirebbe veder frequentato l'edificio dove abita da un via vai repentino, appunto, di Rom (con conseguenze facilmente immaginabili). Dostoevskij irridendo coloro che nel XIX secolo facevano professione di «amatori dell'umanità» scriveva (mi pare nei Fratelli Karamazov) che facilmente questi esponenti se un diseredato, male in arnese, fosse salito in treno, sistemandosi vicino a loro, quei «professionisti» appunto si sarebbero affrettati ad andarsene, cambiando subito scompartimento.
Se vogliamo cercare di risolvere i problemi dei Rom e degli extracomunitari irregolari, la premessa non può essere che questa: 1) sgomberare il campo dalle tronfie ideologie umanitarie; 2)abbandonare le forme di ipocrisia dettate da intenzioni di politica sciagurata; 3)smetterla di pensare che i propri concittadini debbano subire le ritrite bubbole ideologiche di stampo universalistico (e le loro infelici attuazioni); 4) valutare seriamente chi vuole davvero lavorare e integrarsi osservando le leggi italiane (e non qualche codice etnico particolare, a suo comodo); 5) togliere credito e spazio a quei cretini che ci vengono a dire che nel Dna dei Rom non c'è il rispetto della proprietà privata (questi babbioni dovrebbero essere costretti ad andare a rubare in un campo Rom onde possano constatare a loro spese quel che loro naturalmente accadrebbe in virtù della reazione degli stessi zingari); 6) finirla di pensare che la penisola italiana sia un porto di mare inteso come refugium peccatorum; 7) smetterla da parte degli esponenti del teatrino della politica (orientato a sinistra, laica e cattolica) di fare i «bravi e obbedienti bambini» dell'Europa (e di quella realtà sostanzialmente inutile che è il parlamento europeo, un vero circo Barnum) o dell'Onu (nella speranza di ricevere le tradizionali medagliette e i consueti attestati di benemerenza); 8) allontanare sistematicamente coloro il cui stile di vita è rigorosamente ispirato ad ideali parassitari (senza dimenticare la facile propensione al delinquere).
È ben difficile naturalmente che la sinistra cambi mentalità (salvo che i singoli esponenti non siano colpiti, anche duramente, da qualche episodio di cronaca nera).
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