da Milano
Non solo gli americani possono ritenersi fortunati perché per il secondo anno consecutivo sono diminuite le vittime dei tumori. Gli italiani non sono da meno. Il merito va soprattutto al fatto che si fuma di meno e alla precocizzazione della diagnosi dei tumori alla mammella e al colon. Una conquista che da noi non è stata rilanciata con la stessa enfasi con cui è stata annunciata dagli Stati Uniti dal presidente Bush. A svelare la buona notizia italiana è il professor Paolo Crosignani, direttore del registro neoplasie dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.
Usa-Italia, si chiude con un pareggio la partita contro il cancro?
«Ebbene si, si stanno riducendo innanzitutto i tumori respiratori. Lo si deve all'estinzione della generazione che ha partecipato alla seconda guerra mondiale costituita dalla maggior parte, ben il 75%, di forti fumatori. Le nuove generazioni che l'hanno sostituita sono composte da una minore percentuale di uomini che fumano».
Solo gli uomini possono considerarsi più fortunati?
«No, anche la salute delle donne è migliorata: sono diminuiti, infatti, i casi di cancro alla mammella».
Ma per i tumori esiste anche una qualche forma di par condicio? «Si, la buona notizia sulla riduzione di quelli al colon riguarda entrambi i sessi. Il calo di questa neoplasia, come del resto di quella alla mammella, è dovuto alle diagnosi sempre più precoci. Anche per merito delle buone campagne di prevenzione che sono state effettuate nel nostro Paese, proprio come è accaduto negli Stati Uniti. Una certa parte della popolazione italiana viene raggiunta da screening di provata efficacia per il tumore alla mammella, al colon e alla cervice uterina».
Ed è proprio a proposito di questa neoplasia che gli americani applaudono alla prevenzione.
«Tra i più importanti successi annunciano la commercializzazione nel 2007 del vaccino contro il papilloma responsabile nel 70% dei casi del tumore al collo dell'utero, ma è proprio così? No è falso. E perché, è presto detto. Tra l'inizio del tumore e la sua comparsa clinica passano circa vent'anni. Per vedere i benefici della vaccinazione contro il virus Hpv ci vogliono almeno quindici anni».
E per concludere c'è qualche buona notizia ancora sull'andamento dei tumori?
«C'è e riguarda neoplasie rare, che proprio per questa loro condizione fanno apparire meno il fatto che siano in calo negli ultimi anni».
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