Nostro inviato a Parigi
Alla cena di gala ha conquistato il delegato del Mali spiegandogli un progetto per salvare dalla cecità i bambini dell'Africa. Con la solita passione. «Ho visto una persona anziana perdere la vista, so cosa voglia dire. Figuriamoci un ragazzino». Nel mondo i ciechi sono 38 milioni, di cui 28 non dovrebbero esserlo. Ecco come un singolo intervento, mirato e concreto, potrebbe significare una vita migliore per tanti che ne hanno bisogno. Diana Bracco, presidente di Assolombarda, ebbe da Luca Cordero di Montezemolo la delega a occuparsi del dossier Expo 2015 per Confindustria. Imprenditrice in campo farmaceutico, ma anche impegnata nella cooperazione sanitaria e sociale, pensa anche alla malaria, all'Aids. Poi al cibo e all'acqua per tutti. Capo, in questi mesi, di quella «diplomazia parallela» messa in piedi dagli imprenditori in viaggio per il mondo.
Presidente Bracco, come andrà a finire?
«Non importa. Valeva la pena provarci. Per Milano e per tutto il sistema Italia. Abbiamo imparato molto da questa avventura. E la nostra città ha finalmente riscoperto il suo respiro internazionale».
Scaramanzia o paura di perdere?
«La vera vittoria è il grande impegno messo da tutti: una straordinaria convergenza di risorse e di progetti».
Vuol dire che finalmente destra e sinistra, istituzioni e imprese si parlano?
«Diciamo che hanno superato le barriere di una non completa collaborazione che troppo spesso ci si trascina dal passato».
E voi imprenditori cosa ci avete messo? E soprattutto cosa ci metterete in caso di vittoria?
«Risorse economiche, talenti, conoscenze, capacità organizzativa. E tanti, tanti progetti. Dobbiamo mettere in rete le nostre eccellenze. Non solo industriali, ma anche culturali. È lì che l'Italia è forte».
E Milano?
«Un gioiello da scoprire. Bisogna puntare a un turismo di qualità».
Partendo da dove?
«Più pulizia. Parigi mi ha impressionata, non c'è una scritta sui muri. E poi bisogna chiudere i cantieri. La sovrintendenza si decida, se il parcheggio va fatto si faccia in fretta, altrimenti si chiuda subito il buco».
Non è che da martedì tutta questa «meravigliosa» macchina si ferma?
«No. Ormai è perfettamente oliata, una struttura destinata a durare».
Vincesse l'Expo sarà ancora Milano a beneficiarne. Diranno che sono sempre i soliti ricchi.
«Milano sarà solo una porta che si apre su tutta l'Italia che, io lo dico sempre, ha due assi: da Torino a Trieste e dal Nord alla Sicilia. Passando per Roma».
Che, intanto, fa chiudere Malpensa.
«Un problema enorme per l'Italia. Ma ci penserà Milano a risolverlo. C'è la coda di compagnie che vogliono volare da noi».
Perché Milano e non Smirne?
«Loro chiamano le imprese a costruire le infrastrutture, noi ci mettiamo a disposizione di tutti i Paesi del mondo per sviluppare insieme progetti legati all'alimentazione e alla scienza della vita».
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