La Grecia accusa l’Europa: «Lasciati soli contro i mercati»

Tutti colpevoli per «mancanza di coordinamento»: la Commissione Ue, gli Stati membri e perfino la Bce. Incassato solo il sostegno politico e privata di ogni stampella finanziaria, la Grecia passa all’attacco accusando l’Europa di averla lasciata sola a combattere una lotta impari contro i mercati. Dalle parole concilianti pronunciate giovedì sulla volontà di varare, se necessario, misure aggiuntive per sanare i conti pubblici, il premier George Papandreu è presto passato ieri ai toni infuocati mentre l’euro continuava a perder peso sul dollaro (1,3530, punto più basso degli ultimi 9 nove mesi).
L’atmosfera liberty della Biblioteca Solvay di Bruxelles, teatro dell’intesa dell’altroieri, non deve aver evidentemente stimolato la coesione tra i Paesi dell’Ue, né il rispetto delle regole diplomatiche. Con l’eco degli scioperi che continuano a paralizzare la Grecia e suonano come un rigetto delle misure draconiane necessarie a impedire il default di Atene, Papandreu se l’è presa con la «mancanza di coordinamento e la divergenza di opinioni tra le varie istituzioni dell’Ue». Chiaro il riferimento alla Cancelliera tedesca Angela Merkel, contraria a concedere salvataggi privilegiati ai greci in virtù del precedente dell’Irlanda, uscita qualche mese fa con le proprie gambe da una crisi analoga grazie a tagli alla spesa pubblica, alle buste paghe degli statali e alle pensioni. La conferma del nein di Berlino è arrivata dal presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker: «La Germania ha il problema di doversi giustificare sul piano interno, un problema che la Francia non conosce. Per questo la Francia ha avuto un atteggiamento più offensivo rispetto alla Germania. Ma adesso c’è accordo tra Parigi e Berlino». Gli aiuti dunque arriveranno? Solo se la Grecia avrà messo in campo misure aggiuntive nel caso i mercati dubitino del suo piano di risanamento, spiega Juncker. Eppure, secondo una fonte Ue, i ministri finanziari potrebbero discutere lunedì sera proprio del soccorso finanziario al Paese ellenico.
L’incertezza, insomma, rimane. Ed è forse ciò che più spaventa Papandreu, che potrebbe approfittare della visita a Mosca del 15 e 16 febbraio per chiedere appoggio alla Russia, con cui condivide la partnership nel gasdotto South Stream. Con le emissioni di titoli del secondo trimestre quasi alle porte e con lo spread rispetto al Bund tedesco tornato sopra i 300 punti, il premier non può dormire sonni tranquilli. Anche perché la Grecia si è trovata a fare il «Guinea Pig (la cavia, ndr) in una battaglia tra l’Europa e i mercati internazionali. E noi non siamo una superpotenza politica o economica in grado di combattere questa battaglia da sola. Nella battaglia contro i mercati la Ue è apparsa, come minimo, timida. Tutto ciò non ha aiutato a collocarci sui mercati».


L’Ue non sembra tuttavia intenzionata a cambiare la propria linea strategica. Il primo marzo è previsto il primo check-up sui conti greci, ma il giro di vite ai meccanismi di vigilanza sulle finanze pubbliche riguarderà, d’ora in poi, tutti gli Stati membri.

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