Grecia, da Juncker l’ipotesi di una ristrutturazione "soft"

Ad Atene più tempo per pagare i creditori in cambio di nuove misure di austerity e di un avanti tutta nelle privatizzazioni. Ma la Bce dice no

Grecia, da Juncker l’ipotesi di una ristrutturazione "soft"

Compatta nell’indicare Mario Draghi come candidato unico alla presidenza della Bce, Eurolandia torna a dividersi sull’ipotesi di concedere più tempo alla Grecia per onorare il pagamento dei propri titoli di Stato. L’ipotesi è stata rilanciata ieri dal numero uno dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, ma ha trovato subito il fuoco di sbarramento da parte del banchiere centrale austriaco e componente del board dell’Eurotower, Ewald Nowotny, secondo il quale «non è sul tavolo» una ristrutturazione soft del debito greco, cioè senza tagli al capitale.
La situazione rimane dunque fluida, confusa se si prende per vero il corto-circuito a livello di comunicazione all’interno del governo tedesco. Dove Angela Merkel, sostiene la Bild, avrebbe espresso la propria contrarietà a un riscadenzamento del debito ellenico (ma forse il Cancelliere pensava ancora alla ristrutturazione dura), un’opzione invece «da considerare» per il vice ministro tedesco delle Finanze, Joerg Asmussen. Insomma, la partita è ancora tutta da giocare, come peraltro confermato al termine dei lavori dell’Ecofin dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti: «Abbiamo chiuso il pacchetto per il Portogallo (con il sì al piano di aiuti da 87 miliardi, ndr), mentre è ancora aperto quello sulla Grecia». Un’incertezza poco gradita ai mercati: le Borse hanno perso oltre l’1% (-1,27% Milano) e l’euro ha oscillato attorno a 1,41 dollari.
Di sicuro Atene è pronta a capitolare, essendosi resa conto di non potercela fare da sola. Il governo Papandreou è infatti disposto «a discutere l’ipotesi di una ristrutturazione morbida del debito». Juncker subordina la concessione della proroga al preciso rispetto degli obiettivi di bilancio per il 2011 promessi all’Ue in cambio degli aiuti per 110 miliardi; pretende inoltre nuove misure di austerity e un’avanti tutta con le privatizzazioni per garantire alle casse esauste greche un introito di 50 miliardi, in modo - ha detto Juncker - che «il suo debito a medio e breve termine diventi sostenibile, perché al momento non lo è».
La delicata situazione della Grecia sta obbligando i supervisori di Ue, Bce e Fmi a un superlavoro nella capitale greca. È molto probabile che la troika debba allungare di altri sette giorni la missione prima di poter presentare un rapporto sullo stato di attuazione del programma di risanamento. Una volta ultimato il lavoro degli 007, sarà forse possibile trovare la “quadra“, nella definizione tremontiana, che non esclude anche la possibilità di un assegno aggiuntivo attorno ai 30 miliardi.


L’Ecofin ha intanto formalizzato la candidatura di Draghi al vertice della Bce, e il ministro delle Finanze francese, Christine Lagarde, ha subito colto l’occasione per invitare Lorenzo Bini Smaghi a «lasciare elegantemente» il suo posto nel board della banca centrale per farvi insediare un esponente francese. Infine, è stato raggiunto un accordo sull’«approccio generale» per le nuove regole sulle vendite short selling e sui credit default swap, per cui può cominciare la trattativa con il Parlamento europeo.

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