Economia

Grecia pronta al piano B in cambio di quattrini

La Grecia è pronta a piegarsi ai desiderata dell’Unione europea. Ricondurre le disastrate finanze pubbliche entro limiti più tollerabili, a prezzo di sacrifici aggiuntivi, è del resto la sola via per ricevere in cambio gli aiuti finanziari di cui Atene ha bisogno. Ma il pendolo dell’incertezza continua a dominare i mercati: dal versante dell’euro, sceso ieri a 1,3477 dollari, soffia un vento di pessimismo sulla possibilità che alla fine il Paese ellenico venga sostenuto a suon di quattrini; visto dal fronte delle Borse europee, tutte in rialzo (Atene ha chiuso con uno squillante +3,12%), si respira un clima più sereno.
Di sicuro, in effetti, non c’è nulla. Più scontate sono invece le ormai quotidiane proteste contro il piano di austerità prospettato dal premier greco George Papandreu per strappare la nazione dal baratro. La capitale è stata anche ieri teatro di scontri davanti al ministero del Lavoro tra la polizia e gruppi di dimostranti dell’estrema sinistra, la cui richiesta è «che i capitalisti paghino la crisi», mentre Papandreu e altri rappresentanti del governo ricevevano il commissario Ue agli Affari economici, Olli Rehn. «Insieme possiamo affrontare le sfide - ha affermato Rehn -; a seguito delle utili discussioni avute, posso concludere che le misure fiscali e strutturali già annunciate sono in via di implementazione». Ma queste non sono ancora sufficienti. Rehn ha infatti aggiunto di aver «chiesto al governo greco di annunciare nei prossimi giorni nuove misure» di rigore.
Atene deve reperire altri quattro miliardi di euro, così come chiesto già la scorsa settimana dalle delegazioni del Fondo monetario internazionale e della Commissione Ue. Per farlo, dovrebbe procedere innanzitutto con un aumento dell’Iva, con nuove imposte sui carburanti e sui beni di lusso (che metterebbero a disposizione almeno 2,2 miliardi). Inoltre, sarebbero introdotti nuovi tagli alle indennità (già ridotte del 10%) e ai sussidi salariali, e l’estensione del congelamento delle retribuzioni nominali fino almeno al 2011 (adesso era limitato al 2010). Questi provvedimenti andrebbero a sommarsi al primo blocco anti-crisi che prevede l’aumento dell’età pensionistica a 67 anni, il congelamento degli stipendi pubblici fino al 2012, l’aumento delle tasse e il taglio della quattordicesima mensilità.
L’intero pacchetto potrebbe spianare la strada agli aiuti, ma la Germania, dove è stata avviata un’indagine per verificare se sul debito greco abbia calcato la mano la speculazione, continua a mostrarsi scettica. Il cancelliere Angela Merkel, a pochi giorni dalla visita di Papandreu (venerdì prossimo a Berlino), ha ribadito che nessuna decisione è stata ancora presa. Un portavoce del governo tedesco ha inoltre spiegato che neppure un centesimo di aiuto alla Grecia verrà contabilizzato nel bilancio statale 2010. L’ipotesi di un intervento da parte della banca pubblica Kfw, in accoppiata all’omologa francese Caisse des Depôts, non è tuttavia tramontata.

Secondo Le Monde, i due istituti potrebbero fornire prestiti o garantire l’acquisto di bond greci da parte di banche private.

Commenti