Dal gossip devastante sulluscita dalleuro svelato da Der Spiegel la scorsa settimana, alla decisione presa ieri da Standard & Poors di abbassare di due tacche, da BB- a B, a livello spazzatura, il rating sul debito: la Grecia è sempre più accerchiata. Frecce avvelenate arrivano da ogni parte, e di riflesso finiscono per trafiggere anche le Borse europee (-1,31% Milano) e i titoli bancari in particolare (-1,2% lindice di settore), costringendo leuro a una faticosa resistenza sulla linea degli 1,43 dollari.
La situazione è resa ancora più confusa dalle continue indiscrezioni su come Atene sta cercando di uscire dallangolo, essendo ormai assodato che non riuscirà a tornare sui mercati lanno prossimo. Allappello, mancano una trentina di miliardi, mentre rimane ormai meno di una settimana al vertice di lunedì prossimo in cui lEurogruppo dovrà squadernare una possibile soluzione. Ieri il ministro dellEconomia, Giulio Tremonti, è rimasto abbottonatissimo sullargomento («della Grecia non parlo»), ma le cartucce a disposizione sono sempre le stesse. A cominciare da un intervento del fondo salva-Stati Efsf, che potrebbe comprare i Sirtaki-bond sul mercato primario. È forse la soluzione più indolore. Laltra conduce a una ristrutturazione, benché soft, del debito, ovvero a un allungamento delle scadenze molto più digeribile del taglio del valore nominale dei bond che si ripercuoterebbe immediatamente sulle banche e sulla Banca centrale europea.
Questa seconda opzione ha però una controindicazione: non scongiura la possibilità che la Grecia, alla luce dello squilibrato rapporto debito-Pil (oltre il 150%) e di una recessione che rischia di aggravarsi a causa delle rigidissime misure di risanamento decise, debba in futuro ricorrere a una ristrutturazione con il cosiddetto haircut, cioè di un bel taglio al capitale condito con un allungamento delle scadenze. Nel declassare il debito greco, S&P ha infatti tenuto conto della «crescente convinzione» di un prolungamento della scadenza del debito da 80 miliardi, erogato attraverso la Commissione Europea, cui seguirà unanaloga richiesta ai creditori commerciali. Non solo: lagenzia Usa parla anche del «rischio crescente» di una ristrutturazione del debito «pari al 50% o più», inclusi i titoli di Stato. Di qui la possibilità di ulteriori tagli del rating, ammonisce lagenzia.
Grecia, per S&P il debito è spazzatura Le Borse in affanno
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