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Il green mantiene «verdi»: a 60 anni puoi sfidare i big

Lea Pericoli

A Saint Andrews venerdì scorso il mondo del golf si è fermato. Decine di migliaia di spettatori hanno celebrato in piedi l’arrivo del mitico Jack Nicklaus nel British Open. Milioni di fans hanno seguito in Tv la passerella del più grande campione di tutti i tempi. L’addio dell’Orso d’Oro allo sport. Bloccato dai fotografi sul ponticello della buca 18, l’uomo che ha scritto i più intensi capitoli della storia del golf, trattenendo le lacrime, ha regalato il suo ultimo sorriso. Nicklaus a 65 anni ha giocato un «last match» combattendo alla pari contro il Fenomeno del terzo millennio, l’intoccabile Tiger Woods e contro tutti i più forti giocatori del mondo. È stato bellissimo! La degna conclusione di una carriera, straordinaria, con risultati che solo Tiger rischia di emulare. Che meraviglia poter vivere un momento così. Con quale regalo fantastico lo sport ha ripagato il vecchio campione di tanti sacrifici. E, proprio facendo queste considerazioni mi è venuto in mente l’eterno equivoco. Ho capito perché tutti coloro che non conoscono il golf, a ragione o a torto, non lo considerano uno sport. Non sono una esperta ma credo di non sbagliare affermando che dopo i trent’anni qualunque disciplina a livello agonistico diventi proibitiva. Nel tennis una volta era più facile resistere alla crudeltà del tempo. Nicola Pietrangeli giocò fino a 38 anni. Alla stessa età Rosewal disputò la finale di Wimbledon facendosi massacrare da Connors. Gonzales, alla soglia dei 40, vinse il match più lungo di un Grande Slam battendo Passarell. Poi, lo portarono via. A 34 anni Agassi resiste, divorato dagli acciacchi. Forse l’esempio più calzante è quello del 46enne McEnroe, che si esibisce tra i veterani. SuperMac ancora entusiasma ma, la sua palla cammina sempre più piano. Chi potrebbe immaginarlo con la racchetta in mano tra due decadi?
Il tempo è cattivo perché appiattisce tutto: bellezza e genialità. Una giovane splendida e una brutta ragazza, con il passare degli anni, diventano due vecchiette uguali. Un dilettante «ben conservato» oggi potrebbe battere Adriano Panatta. Per fortuna i campioni sono troppo furbi per accettare le sfide. Forse il vero segreto l’ha scoperto Ernie Els.

Quando lo intervistai a Crans gli chiesi perché, lui che era stato bravo a tennis, avesse scelto il golf? Sorridendo rispose: «Ho scelto il golf perché si può giocare fino a 60 anni».

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