da Milano
La Federal Reserve ha alzato ieri i tassi di interesse dal 3,75 al 4% (il doppio di quelli europei): è il dodicesimo rialzo consecutivo dal giugno 2004 ed è anche il livello più alto raggiunto dal giugno 2001. Il presidente uscente della Fed, Alan Greenspan, ha così dato un segnale di continuità alla sua politica tesa a tenere sotto controllo linflazione dando nel contempo fiato allo sviluppo economico. Il comunicato della Fed riconosce che le tensioni sui prezzi rimangono basse, ma esprime qualche timore per il caro-energia, mentre i contraccolpi sulleconomia delluragano Katrina non destano preoccupazioni.
Ieri è stato reso noto il dato dellindice manifatturiero Usa a ottobre, posizionato a 59,1 contro il 59,4 precedente (superiore alle stime degli analisti) e il dato delle spese per costruzioni che, pur essendo lievemente sotto le attese, è arrivato alla cifra record di 1,120 miliardi di dollari. Ma non sono solo i dati contingenti a dire che leconomia americana va bene: la forza delleconomia a stelle e strisce non è stata toccata dagli uragani Katrina e Rita, il Pil è cresciuto del 3,8% nel terzo trimestre di questanno, contro il 3,3% del primo semestre e in ogni caso superando le previsioni degli economisti. Sono ormai otto trimestri consecutivi che leconomia Usa viaggia sopra il 3% di crescita e ci si attende possa continuare anche nellultimo scorcio dellanno grazie allimpulso ai consumi dato dai risarcimenti per i tifoni. Questa situazione spingerà con ogni probabilità la Fed a rialzare ancora i tassi, «a passo misurato» come dice il comunicato, fino al 4,5 per cento. E cè da tener presente che il 1° febbraio Greenspan passerà la mano al suo successore Ben Bernanke, attuale consigliere della Casa Bianca. Finora Greenspan è riuscito a mantenere il livello dei tassi in modo da non frenare, ma neppure da surriscaldare leconomia: un punto di equilibrio che potrebbe non durare.
Bernanke, secondo alcuni economisti, potrebbe infatti trovarsi di fronte a uneconomia in rallentamento nella seconda metà del 2006, dopo la spinta data dalla ricostruzione che sta facendo seguito agli uragani. E qui potrebbe trovarsi la «trappola» per il successore di Greenspan: tagliare i tassi per sostenere la crescita, ma a rischio di spingere linflazione, o tenerli sostenuti per controllare il caro vita anche a prezzo di un rallentamento? Se Bernanke dovesse sbagliare, ha detto un economista allagenzia Bloomberg, e linflazione dovesse partire, la Fed rischierebbe una pericolosa perdita di credibilità dopo i successi di questi anni.
Domani, intanto, il consiglio direttivo della Banca centrale europea non dovrebbe prendere decisioni sui tassi Ue, anche se secondo alcuni analisti si sarebbe ormai alla vigilia di un rialzo che potrebbe essere deciso a dicembre o al massimo allinizio del prossimo anno.
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