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Greta e le parole prima delle azioni

C'era un tempo in cui l'attivista svedese si godeva gli applausi degli europarlamentari dopo che li aveva strigliati per non aver fatto abbastanza sul clima

Greta e le parole prima delle azioni
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Fottuto. E fascista. La miccia, l'accendi anche con le parole. Non ne servono molte. Basta indicare il bersaglio, e se sotto il palco da cui parli ti ascolta una platea non sempre pacifica, il gioco è fatto. E poco importa se quello sia un gioco pericolosissimo. Perché tanto, immancabilmente, diranno - lo dicono ogni volta - di essere stati travisati, di aver sempre condannato la violenza, di non aver mai creduto che quelle parole si sarebbero potute trasformare in azioni. Eppure, prima di mirare contro un governo eletto, prima di farlo in un Paese che non è il tuo, prima di alzare nuovamente i toni quando è stata da poco presa d'assalto la redazione di un giornale, dovresti maturare un dubbio. Il dubbio che parlare di "criminali di guerra al comando" e di farlo includendo il governo italiano, "il vostro fottuto governo fascista", non possa fare altro che infiammare l'odio. Anche, o forse soprattutto, se sei Greta Thunberg.

C'era un tempo in cui l'attivista svedese si godeva gli applausi degli europarlamentari dopo che li aveva strigliati per non aver fatto abbastanza sul clima. A distanza di qualche anno ormai, la storia della disastrosa sbandata green dell'Unione europea, col conto salatissimo che ci è toccato pagare, sta facendo passare di moda la propaganda ambientalista. E così, come se niente fosse, Greta è passata dai Fridays for Future alla Flotilla. E dagli applausi dei deputati in giacca e cravatta è passata a raccogliere a mani basse gli applausi dei pro Pal in kefiah. Un tour nelle piazze italiane. Il coro "Viva la Palestina". Lo slogan "blocchiamo tutto". E poi quelle parole che sono come pietre: "il vostro fottuto governo fascista". Non più uno slogan, ma una condanna.

Ma attenzione: le condanne di piazza, a volte, portano a una giustizia di piazza. Una giustizia sommaria.

Se quello nella sede della Stampa per Francesca Albanese è stato "un monito" per i giornalisti, le parole della Thumberg in piazza a Roma suonano pericolosamente come un monito per il governo.

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